domenica 19 luglio 2015

Carlo Mirabello

Il Mirabello nei primi anni di servizio (g.c. STORIA militare)

Cacciatorpediniere, già esploratore leggero, capoclasse della classe Mirabello (dislocamento standard 1840 tonnellate, a pieno carico 2377 tonnellate). Lungo 101,1 metri tra le perpendicolari e 103,4 fuori tutto e largo 9,70, con un pescaggio di 3,30 m in carico normale e 3,60 a pieno carico.
Il suo progetto (che prevedeva in origine dimensioni maggiori, più vicine a quelle dell’incrociatore leggero che del conduttore di flottiglia: 5000 tonnellate di dislocamento, poi ridotte a 2000 per questioni finanziarie) era stato sviluppato a partire dal 1913 dal colonnello del Genio Navale Naborre Soliani, ispirandosi all’innovativo esploratore britannico Swift; si trattò di una classe ben riuscita, con buon armamento (sul Mirabello, otto cannoni singoli da 102/35 mm Schneider mod. 1914-1915, due pezzi contraerei Armstrong 1916 da 76/40 mm, due mitragliatrici Colt da 6,5/80 mm, due impianti lanciasiluri binati da 450 mm ed attrezzature per la posa di 100 mine), stabilità, autonomia (2300 miglia a 12 nodi), velocità (35-36 nodi alle prove e 32-34 in condizioni operative, grazie a due gruppi di turbine Parsons da 44.000 CV, alimentate da quattro caldaie Yarrow a nafta, su due eliche) e manovrabilità, adatta al ruolo per il quale era stata concepita, cioè partecipare agli scontri rapidi di unità sottili, con l’impiego di cannone e siluro, che caratterizzarono le operazioni navali nelle acque dell’Adriatico. Le sovrastrutture del Mirabello, ed un particolare plancia, tuga poppiera ed alberature, presentavano alcune piccole differenze rispetto ai gemelli Carlo Alberto Racchia ed Augusto Riboty.
Il Mirabello, al pari dei gemelli, costò 5.100.000 lire dell’epoca; all’atto della costruzione risultò uno dei più grandi esploratori leggeri/cacciatorpediniere al mondo (navi di questo tipo e con dimensioni analoghe esistevano solo nelle Marine britannica e cilena). In assoluto viene ritenuta una delle migliori classi costruite dalla Regia Marina.

Il Mirabello (a destra) ed il gemello Racchia in allestimento nel luglio 1916 (g.c. STORIA militare)

Tutte le sopracitate considerazioni valgono naturalmente per l’epoca dell’entrata in servizio: nel 1940 la nave era ormai obsoleta e le sue prestazioni notevolmente ridotte dall’elevata età; aveva già superato di qualche anno i limiti massimi di età normalmente previsti, e fu solo la necessità di siluranti scatenata dal conflitto a spingere a tenerla in servizio. Anche così, seppe prestare un infaticabile servizio sino alla sua perdita.

Il Mirabello partecipò intensamente sia al primo che al secondo conflitto mondiale, operando sempre nel Basso Adriatico (e, nella seconda guerra mondiale, anche nello Ionio): durante la prima guerra mondiale come conduttore di flottiglia in azioni di “guerriglia navale” che caratterizzarono quel teatro, effettuando in tutto 65 missioni (principalmente di intercettazione del nemico, appoggio ai MAS e posa di mine, ma anche esplorazioni, trasporti di truppe e servizio postale tra Brindisi e Valona) per 621 ore di moto (più altre 145 per servizi locali ed esercitazioni); durante la seconda guerra mondiale in compiti di scorta convogli tra Italia, Albania e Grecia. Nel periodo interbellico compì numerose crociere, in Mediterraneo e non solo.

Breve e parziale cronologia.

21 novembre 1914
Impostazione nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente.
21 dicembre 1915
Varo nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente.
24 agosto 1916
Entrata in servizio, classificato come esploratore.

Il Mirabello durante le prove a tutta forza nel golfo di Genova, il 20 agosto 1916 (g.c. STORIA militare)

3 settembre 1916
Viene dislocato a Brindisi, che rimarrà la sua base fino alla fine della guerra, ed assegnato alla Divisione Esploratori (facente parte del Gruppo Navale «B», di base a Brindisi; in seguito IV Divisione), che forma insieme all’ariete torpediniere Elba (nave ammiraglia, di fatto un incrociatore proetetto), agli esploratori (di fatto incrociatori protetti) Libia, Nino Bixio, Quarto e Marsala, a tredici cacciatorpediniere e dieci torpediniere.
17-18 ottobre 1916
Viene inviato a Corfù, dove imbarca il generale Radomir Putnik, capo di Stato Maggiore dell’esercito serbo, insieme al suo seguito ed a due deputati serbi, che trasporta poi a Brindisi.
24 ottobre 1916
Partecipa ad una missione d’intercettazione di forze nemiche nel Basso Adriatico.
22 dicembre 1916
Partito da Brindisi alle 5 per una missione nel Canale d’Otranto, si viene a trovare nei pressi della zona in cui si svolge uno scontro tra navi italiane e francesi da una parte ed austroungariche dall’altra, ma non viene coinvolto nei combattimenti.
24 dicembre 1916
Esce in mare insieme ai cacciatorpediniere Impavido ed Ippolito Nievo per coprire un’azione dei MAS 3 e 6, i quali, “avvicinati” all’obiettivo (a rimorchio) dalle torpediniere costiere 36 PN e 54 AS, dovranno attaccare le unità austroungariche presenti a Durazzo. Giunte le navi a tre miglia dall’obiettivo, tuttavia, il MAS 6 viene danneggiato dall’urto contro un relitto galleggiante, e, dato che il superamento delle reti di ostruzione non è fattibile con un solo MAS, la missione viene interrotta.
Successivamente compie un altro viaggio a Corfù.
22-23 gennaio 1917
Salpa da Brindisi alle 22 del 22, con l’appoggio del gemello Racchia e dei cacciatorpediniere Impavido, Irrequieto, Insidioso ed Ippolito Nievo, e posa uno sbarramento di 80 mine tipo Bollo a sud di Capo Rodoni (Albania), tornando in porto il giorno seguente.

Un’altra immagine della nave durante le prove in mare del 20 agosto 1916 (da www.kreiser.unoforum.ru

14-15 maggio 1917
Il Mirabello, al comando del capitano di fregata Gerardo Vicuna, salpa da Brindisi alle nove di sera del 14 insieme ai cacciatorpediniere francesi Commandant Rivière, Cimeterre, Bisson e Boutefeu (quest’ultimo rientrato a Brindisi a mezzanotte del 14 per avaria di macchina) per un pattugliamento del Canale d’Otranto, in crociera a nord della linea dei drifters, i pescherecci britannici addetti alle reti antisommergibile dello sbarramento del canale d’Otranto, per intercettare eventuali unità nemiche. Il comandante della Divisione Esploratori, contrammiraglio Alfredo Acton, presagendo prossime azioni offensive da parte nemica, ma non potendone conoscere gli obiettivi, ha dato disposizioni affinché il gruppo di Vicuna sia in grado di proteggere – almeno in teoria – sia i drifters che la costa brindisina e la relativa ferrovia costiera.
Gli ordini sono di procedere da mezzanotte all’una lungo il parallelo di Capo Linguetta (navigando cioè verso sudest tenendosi a circa dieci miglia dalla costa), portarsi entro le tre in un punto 20 miglia ad ovest di Durazzo, indi (giunti otto miglia ad ovest-sud-ovest di Capo Linguetta) invertire la rotta e navigare a 20 nodi verso nord fino a Capo Poli, in modo da essere all’alba (4.30 circa) al largo di Capo Rodoni (in posizione adatta a tagliare la ritirata ad eventuali unità nemiche che intendessero operare nel Canale durante la notte); poi dirigere nuovamente verso sud così da trovarsi sul parallelo di Saseno, e ad una quindicina di miglia da tale isola, per le 7 del mattino del 15.
Proprio durante questa notte, il dispositivo di difesa italo-anglo-francese del Canale d’Otranto è oggetto di un improvviso attacco austro-ungarico: gli esploratori Saida, Helgoland e Novara attaccano alle 3.30 del 15 i drifters, obiettivo principale dell’operazione, affondandone ben quattordici entro le 4.57; al contempo, in un’azione diversiva, i cacciatorpediniere Csepel e Balaton attaccano un convoglio composto dai piroscafi Verità, Bersagliere e Carroccio scortati dal cacciatorpediniere Borea: queste ultime due navi sono affondate, mentre le prime due sono danneggiate.
Alle 4.35 il Mirabello, mentre si trova tra Durazzo e Capo Rodoni (con i cacciatorpediniere francesi che lo seguono in linea di fila), viene contattato via radio dalla stazione di vedetta dell’isola albanese di Saseno, che gli comunica dell’attacco ai drifters da parte di navi nemiche non identificate; alle 4.40 (altra fonte indica le 4.30 come orario dell’ordine) l’esploratore riceve ordine dal contrammiraglio italiano Alfredo Acton, comandante delle forze navali leggere dell’Intesa dislocate a Brindisi, di dirigersi verso sud per intercettare le forze avversarie, restando sottocosta («0435. Unità nemiche in canale Otranto dirigete per sud»). La formazione, che è a nord di Durazzo, vira quindi verso sud e supera la baia di Durazzo tenendosi a circa venti miglia dalla costa.
Alle prime luci dell’alba (intorno alle sei del mattino, quando la nave si trova 20 miglia al traverso di Punta Semana, sulla costa albanese), però, il comandante Vicuna, non avendo ancora avvistato nulla e ritenendo inutile proseguire verso sud, decide di propria iniziativa di spostare la ricerca verso il mare aperto, accostando di 10° a dritta (in modo da dirigere verso il centro del canale d’Otranto), ed alle 6.25 (proprio mentre viene ricevuto ordine, dall’ammiraglio Acton, di invertire la rotta e dirigere su Cattaro) le vedette del Mirabello – prima nave, tra le numerose uscite in mare, a trovare il nemico – avvistano dei fumi sospetti a prora dritta, all’altezza di Punta Samana; l’esploratore muove quindi loro incontro. Alle 6.59 un idrovolante italiano FBA (pilotato dal sottotenente Spagnolo), che ha appena attaccato infruttuosamente il Novara, segnala otticamente al Mirabello che subito oltre l’orizzonte ci sono tre esploratori classe Saida (appunto Saida, Helgoland e Novara, che stanno rientrando alla base dopo aver completato la loro missione), i quali vengono poi avvistati quasi di prora/prora dritta, a circa sei miglia  dalla nave di Vicuna, alle 7.10 (mentre le unità austroungariche le hanno avvistate alle 7 verso nordest), nel punto 40°27’ N e 19° E; viene pertanto assunta rotta d’intercettazione verso sudovest. Il tempo è bello, ma con un po’ di foschia.)
Le unità del gruppo «Mirabello», che avanzano in linea di fronte con rotta convergente a quella degli esploratori austroungarici, i quali sono invece in linea di fila con rotta nord e proseguono ad alta velocità in tale direzione, aprono il fuoco con i cannoni prodieri alle 7.10, quando le distanze calano a 8500 metri, ma un cannone del Cimeterre esplode subito, ed in generale il tiro delle navi italo-francesi risulta troppo corto, al contrario di quello austroungarico, che inquadra presto le navi di Vicuna, senza però colpirle. Le unità italo-francesi, all’inseguimento, accostano a dritta per assumere rotta parallela a quella dell’avversario (cioè verso nord) e passare in linea di fila con i caccia francesi davanti al Mirabello, finendo però con lo scadergli a poppavia, anche perché per il Mirabello avvista un sommergibile e, per due volte, scie di siluri (in realtà l’unico sommergibile austroungarico in zona, l’U 4, riferì di non essere riuscito ad avvistare alcuna nave se non un cacciatorpediniere al largo di Valona, che non era riuscito ad attaccare), che lo costringono a contromanovrare (così rallentando la manovra di accostata) e compiere un largo giro sulla dritta per evitare il sommergibile. Le navi austroungariche, che continuano a ritirarsi verso la loro base, portano la velocità da 22 a 27 nodi, così la distanza, dapprima calata fino a 8000 metri, ricomincia ad aumentare; alle 7.17 entrambi i contendenti devono cessare il fuoco.
I cacciatorpediniere francesi non riescono a superare i 25-26 nodi di velocità, così il Mirabello li lascia indietro per tallonare a distanza (circa 10 miglia) gli esploratori austroungarici, che sono a prora dritta, segnalandone continuamente posizione, rotta e velocità dalle 7.24 (quando segnala all’incrociatore Dartmouth, nave ammiraglia di Acton – le cui forze si stanno riunendo 46 miglia a nord-nord-est del Mirabello – frattanto uscita in mare, della presenza di tre esploratori classe Spaun e di due sommergibili, che ha attaccato; alle 7.25 invia un altro messaggio, segnalandone anche la rotta) in poi, onde permetterne l’intercettazione da parte delle numerose unità italiane (gli esploratori Marsala, Aquila e Carlo Alberto Racchia, i cacciatorpediniere Rosolino Pilo, Antonio Mosto, Simone Schiaffino, Giovanni Acerbi, Insidioso, Impavido ed Indomito) e britanniche (gli incrociatori leggeri Bristol e Dartmouth) che sono frattanto salpate da Brindisi suddivise in due gruppi (il primo, al comando dell’ammiraglio Acton, con Bristol, Dartmouth, Aquila, Pilo, Mosto, Acerbi e Schiaffino; il secondo con Marsala, Racchia, Insidioso, Impavido ed Indomito).
Il gruppo composto da Bristol, Dartmouth, Aquila, Pilo, Mosto, Acerbi e Schiaffino (che hanno un’idea errata della posizione delle forze austroungariche, a causa degli errori commessi dal Mirabello nel comunicare la loro posizione) raggiunge Csepel e Balaton alle 7.45: ne scaturisce un primo scontro, nel quale l’Aquila viene immobilizzato, dopo di che i due cacciatorpediniere avversari riescono a rifugiarsi nel porto di Durazzo. Saida, Helgoland e Novara, informati dell’accaduto, giungono sul posto e s’imbattono nelle navi di Acton alle 9.05: il comandante austroungarico, capitano di vascello Miklós Horthy, ritiene di poter isolare e “tagliare fuori” un gruppo di unità leggere nemiche nei pressi di una base amica – Cattaro – ed alle 9.06 segnala rotta e posizione, così che l’incrociatore corazzato Sankt Georg, il cacciatorpediniere Warasdiner e le torpediniere TB 84, 88, 99 e 100, appositamente tenute pronte, escano in mare e taglino la ritirata alle navi dell’Intesa. Acton, da parte sua, pensa che il nemico voglia attaccare l’Aquila ancora fermo, e intende proteggerlo. Il combattimento ha inizio alle 9.28, ma dopo pochi minuti gli esploratori nemici accostano verso sud, portandosi fuori tiro e coprendosi con una cortina fumogena.
A questo punto, però, interviene il Mirabello: Vicuna ha portato la sua nave, non vista, sotto quelle nemiche, attaccandole sul lato opposto a quello sul quale sono impegnate dalle altre unità anglo-italiane (e la cortina fumogena). L’esploratore italiano, che procede a 32 nodi, è rimasto ormai solo – i tre cacciatorpediniere francesi, incapaci di tenerne il passo, sono immensamente fuori portata – quando alle 9.40 apre il fuoco da 8500 metri, cogliendo di sorpresa le navi di Horthy. La prima salva del Mirabello cade vicina al Novara, ma la seconda, sparata da 8000 metri, lo colpisce: i proiettili vanno a segno immediatamente a poppavia del quarto fumaiolo, anche se, dato il loro modesto calibro (102 mm) e la corazzatura da 20 mm della nave avversaria, causano pochi danni. L’attacco del Mirabello induce però le navi austroungariche, alle 9.45, ad uscire dalla protezione loro offerta dalla cortina, esponendosi di nuovo al tiro delle navi di Acton: ora è il Mirabello ad avere la cortina tra sé ed il nemico, dovendo quindi ridursi a sparare solo quando le navi di Horthy, di quando in quando, compaiono tra il fumo. Vicuna mantiene una rotta convergente, riducendo le distanze a 6000 e poi a 4500 metri; l’Helgoland (al quale la nave italiana si è avvicinata da poppa), per iniziativa del suo direttore di tiro, apre il fuoco contro di esso con i cannoni di sinistra, presto imitato da Saida e Novara, ma la nave italiana non viene colpita, e al contrario riesce a colpire di nuovo il Novara alle 9.55, in sala nautica, causando pochi danni oltre ad una trentina di schegge che crivellano l’albero prodiero ed il primo fumaiolo. Alle 10.04 il Mirabello colpisce con un proiettile l’Helgoland, tra la plancia ed il primo fumaiolo, causando danni non gravi, mentre due altri suoi colpi cadono a 10-15 metri dall’esploratore avversario, danneggiando l’opera morta con le schegge e causando qualche danno di poco conto alla chiodatura della carena. La nave italiana viene anche attaccata da aerei, ma senza subire danni.
Non è il tiro nemico, ma un’avaria di macchina a porre fuori gioco il Mirabello: una contaminazione d’acqua nella nafta fa spegnere le caldaie, così la nave di Vicuna deve ridurre fortemente la velocità alle 10.15, restando poco dopo del tutto immobilizzata. In questo stato si vede passare davanti i tre esploratori di Horthy (colpiti più volte, durante lo scontro, anche da Bristol e Dartmouth) in ritirata, e spara fin quando possibile contro quello di coda, il Saida: un colpo cade presso il torrione ed un altro vicino alla poppa della nave austroungarica, causando danni da schegge, poi le distanze diventano troppo elevate ed il Mirabello deve cessare il fuoco.
L’avaria viene riparata in mezz’ora, dopo di che la nave, tornata alle 11 alla sua velocità normale e raggiunta dai cacciatorpediniere francesi, assume rotta nord per tentare di ricongiungersi con la formazione di Acton, postasi frattanto all’inseguimento degli esploratori austroungarici; il Commandant Rivière, però, rimane a sua volta immobilizzato da un’avaria di macchina alle 11.45. A mezzogiorno l’esploratore italiano prende a rimorchio la nave francese, poi mette la prua su Brindisi, procedendo a lento moto insieme al Bisson, mentre Vicuna distacca il Cimeterre perché si unisca alla scorta del danneggiato Aquila, che sta rientrando anch’esso a Brindisi rimorchiato dallo Schiaffino e scortato dal Pilo. Sopraggiunge più tardi ad un terzo cacciatorpediniere francese, il Commandant Lucas, proveniente da Corfù ed in navigazione di trasferimento; si unisce per qualche tempo al gruppo di Vicuna, poi, alle 13.35, questi lo distacca per mandarlo a rinforzare la scorta del Dartmouth, silurato, cinque minuti prima, dal sommergibile UC 25. Mirabello, Rivière e Bisson giungono a Brindisi alle 19; l’inseguimento delle navi di Horthy da parte di quelle di Acton, dopo reciproci scambi di colpi e danni da ambo le parti, si è concluso con la rinuncia di Acton in seguito all’uscita in mare, presso Cattaro, del Sankt Georg, ben più potente e corazzato di ogni sua nave.

La nave a Brindisi il 6 marzo 1917 (g.c. STORIA militare)

12 agosto 1917
Compie una missione di posa di mine nelle acque dell’Albania e della Serbia.
21 agosto 1917
Altra missione di posa mine lungo le coste serbo-albanesi.
22 agosto 1917
Ulteriore posa di mine, sempre nelle stesse acque.
24 agosto 1917
Lascia Brindisi alla volta di Genova, per un turno di lavori; durante il trasferimento, nello stretto di Messina, evita con la manovra due siluri lanciatigli contro da un U-Boot.
Agosto 1917-Gennaio 1918
In seguito a lavori di modifica, uno degli otto pezzi da 102/35 mm che ne costituiscono l’armamento principale viene sostituito con un cannone da 152/45 mm G. L/50 K.10. L’esperienza ne sconsiglierà però l’uso, stante il basso ritmo di tiro del cannone e soprattutto le violente concussioni causate dal tiro di un pezzo di tale calibro (da incrociatore leggero) sulle strutture prodiere del Mirabello (da grosso cacciatorpediniere, robuste ma troppo leggere per cannoni come quelli).
Fine gennaio 1918
Ultimati i lavori, torna in servizio presso la IV Divisione Navale, di base a Brindisi.
10 marzo 1918
Salpa nuovamente per una missione di appoggio ad un attacco di MAS, stavolta di un’incursione dei MAS 99 e 100, rimorchiati dai cacciatorpediniere Ippolito Nievo ed Antonio Mosto, tra le unità austroungariche presenti a Portorose. Il gruppo di appoggio, oltre al Mirabello, comprende il gemello Augusto Riboty (nave di bandiera del contrammiraglio Guido Biscaretti, comandante superiore in mare), altri due esploratori leggeri, Alessandro Poerio e Cesare Rossarol, due cacciatorpediniere italiani, Giacinto Carini e Pilade Bronzetti, ed una squadriglia di cacciatorpediniere francesi, la squadriglia «Casque-Mangini»; queste unità hanno il compito di posizionarsi a metà strada tra Brindisi e Punta d’Ostro, per fornire supporto alle operazioni. Le avverse condizioni del tempo costringono però i MAS a rientrare a Brindisi e rimandare l’attacco.
16 marzo 1918
Nuovo tentativo di attacco contro Portorose; anch’esso dev’essere annullato per via del maltempo.
21 marzo 1918
Attacca col cannone un U-Boot; il sommergibile s’immerge, dopo di che il Mirabello gli dà per diverse ore caccia con cariche di profondità.
8 aprile 1918
Altro tentativo d’incursione contro Portorose, annullato dopo che ricognitori appurano che a Portorose non ci sono navi da attaccare. L’accorciamento della notte spinge poi a rinunciare, almeno per il momento, ad ulteriori progetti di attacco contro tale base.
23-24 aprile 1918
Il Mirabello, il più piccolo esploratore Alessandro Poerio ed i cacciatorpediniere Pilade Bronzetti (italiano), Cimeterre (francese), Torrens, Comet, Alarm, Redpole e Rifleman (tutti britannici) escono in mare per porsi all’inseguimento dei cacciatorpediniere austroungarici Triglav, Csepel, Uzsok, Lika e Dukla che hanno attaccato lo sbarramento del canale d’Otranto e danneggiato gravemente i cacciatorpediniere britannici Hornet e Jackal, intervenuti per fermarli. Le navi italo-franco-britanniche non riescono a raggiungere quelle austroungariche prima che esse rientrino in porto.
12 maggio 1918
Mirabello e Riboty lasciano di nuovo Brindisi, alle 18.10, a protezione di un attacco notturno da parte dei MAS 99 (capitano di corvetta Pagano) e 100 (tenente di vascello Azzi), rimorchiati dai cacciatorpediniere Nievo e Bronzetti, stavolta contro i piroscafi alla fonda nella rada di Durazzo. Alle 23, giunta la formazione a dieci miglia da Durazzo, viene mollato il rimorchio, ed i due MAS si dirigono verso il porto per attaccare.

Il Mirabello in una pubblicazione britannica del 1918 (da www.gracesguide.co.uk

13 maggio 1918
Da bordo del Mirabello, rimasto al largo, si vedono nell’ordine: alle 2.05 due luci che sembrano gli indicatori dell’allineamento del porto, indicanti movimento di navi che entrano od escono; alle 3 l’accensione di quattro potenti proiettori, due a Capo Durazzo e due a Sasso Bianco, seguita da bagliori di esplosioni, vampe d’artiglieria e razzi; alle 3.04 viene intercettato un radiotelegramma d’allarme partito da Durazzo. Alle 3.40 vengono avvistate poco lontane una serie di linee di luce bianca, il segnale prestabilito per indicare la riuscita della missione, per cui si dirige per rientrare a Brindisi.
Alle 2.30, infatti, il MAS 99 ha silurato il piroscafo austroungarico Bregenz, che s’inabissa in pochi minuti portando con sé 234 uomini.
L’affondamento della nave causa una forte reazione nemica, ma tutte le unità italiane fanno ritorno a Brindisi, dove il Mirabello si ormeggia alle 7.30, senza aver subito danni.
20 maggio 1918
Posa un campo minato al largo di Brindisi.
25 maggio 1918
Il Mirabello, con a bordo il contrammiraglio Leopoldo Notarbartolo (comandante della IV Divisione), lasca Brindisi insieme al Poerio ed ai cacciatorpediniere Pilade Bronzetti e Giuseppe La Masa per dare la caccia a cinque unità austroungariche avvistate e segnalate da cacciatorpediniere britannici, ma senza risultato.
28 maggio 1918
Trasporta a Valona l’ammiraglio Notarbartolo, là recatosi per assistere alle esercitazioni della IV Divisione.
28 giugno 1918
Posa un campo minato nelle acque antistanti Bari.
2 agosto 1918
Posa uno sbarramento di mine davanti a Brindisi.
11 agosto 1918
Altra posa di mine, stavolta nelle acque dell’Albania.
4-5 settembre 1918
Il Mirabello posa un campo minato al largo di Cattaro.
8 settembre 1918
Trasporta truppe da Brindisi a Valona.
1° novembre 1918
Negli ultimi giorni del conflitto, in preparazione delle operazioni per l’occupazione italiana dell’Istria e della Dalmazia, il Mirabello – che ora forma il II Gruppo Esploratori (di base a Brindisi) con i gemelli Racchia e Riboty – esegue una ricognizione per accertare la situazione politica e militare nell’arcipelago delle Curzolane, al largo di Spalato. La nave (capo formazione), insieme al Racchia (che nei tratti minabili precede le altre navi tenendo i paramine in fuori) ed a due torpediniere, raggiunge Porto San Giorgio a Lissa alle dieci del mattino, mandando a terra un motoscafo per verificare la situazione (il motoscafo è scortato dalle torpediniere, che restano fuori dal porto, mentre Mirabello e Racchia rimangono in crociera al largo); poi riparte e fa lo stesso a Porto Rosso (Lagosta) e Meleda. Il giorno seguente la nave torna a Lissa trasportando della farina.

Il Mirabello a Lissa, il 4 novembre 1918 (g.c. STORIA militare)

9 novembre 1918
Il Mirabello (capitano di vascello Giuseppe Genoese Zerbi) ed il gemello Carlo Alberto Racchia prendono parte alle operazioni per l’occupazione dell’isola di Lissa, a seguito dell’armistizio tra Italia ed Impero Austro-Ungarico, della disgregazione di quest’ultimo e della fine della guerra. A Lissa la situazione non è favorevole all’Italia: la maggioranza della popolazione dell’isola è croata, e al loro arrivo a Porto San Giorgio, alle 4 del 9 novembre, le navi italiane trovano che ovunque è stata issata la bandiera del neonato stato di Jugoslavia; si è costituito un comitato di accoglienza jugoslavo (poi salito sul Mirabello), che ha estromesso l’unico rappresentante della componente italiana dell’isola ed ha già preso possesso delle fortificazioni ex austroungariche. Mirabello e Racchia, accolti con malcelata ostilità, lasciano poco dopo Lissa senza prenderne effettivo possesso (se non con un atto meramente formale), onde evitare incidenti. Genoese Zerbi scriverà poi nella sua relazione che, se si vorrà mantenere l’occupazione di Lissa, occorreranno «truppe e tatto e larghe elargizioni per cattivarsi l’animo delle popolazioni».
10 novembre 1918
Il Mirabello, insieme all’incrociatore corazzato francese Waldeck-Rousseau ed all’incrociatore leggero britannico Gloucester, prende formalmente possesso di Cattaro; prende poi accordi e vigila sull’evacuazione delle truppe ex austroungariche e sulla consegna delle navi della disciolta k.u.k. Kriegsmarine.
1919
In seguito all’esperienza negativa del suo impiego, il pezzo singolo da 152/45 mm viene rimosso, ed al suo posto torna l’ottavo cannone da 102/35 mm mod. T1914.
Vengono anche aggiunti idrofoni migliorati e due tramogge per bombe di profondità.
11 agosto 1919
Il Mirabello, sino ad allora appartenente alle Forze Navali del Basso Adriatico, viene trasferito alle dipendenze del Comando in Capo Militare della Dalmazia. Negli anni seguenti si alternerà agli ordini del Comando in Capo Forze Navali Alto Adriatico e dal Comando in Capo Dipartimento Militare Marittimo di Pola.
Settembre 1919-Agosto 1921
Il Mirabello (capitano di fregata Guido Vannutelli) si trova nel porto di Fiume (dov’è giunto il 12 settembre proveniente da Pola, dove era arrivato nel pomeriggio di due giorni prima), insieme ai cacciatorpediniere Francesco Nullo e Giuseppe Cesare Abba ed alla corazzata Dante Alighieri, quando la città viene occupata dai “legionari” di Gabriele D’Annunzio (12 settembre 1919). Quando, il 1° dicembre 1919, il generale Enrico Caviglia ordina a D’Annunzio di lasciare la città e questi rifiuta, Mirabello, Abba, Nullo e Dante Alighieri ricevono l’ordine di uscire dal porto, ma i legionari impediscono alle quattro navi italiane di salpare, bloccandole nel porto (del quale ostruiscono l’uscita con la nave ausiliaria Cortellazzo, passata dalla loro parte: questa viene messa di traverso all’imboccatura del porto, ostruendola per tre quarti, ed impedendo così alle altre navi di uscire); diversi membri dei loro equipaggi, compresi uomini del Mirabello, scendono anzi a terra e si uniscono ai legionari (il Nullo, più tardi, passerà al completo al servizio di D’Annunzio).
Mirabello, Abba e Dante Alighieri passeranno quasi due anni bloccate nel porto di Fiume, dal settembre 1919 al dicembre 1920, quando infine la Reggenza del Carnaro istituita da D’Annunzio sarà abbattuta con la forza dalle truppe regolari italiane.
Contrastanti i sentimenti dell’equipaggio del Mirabello durante questo lungo periodo di immobilità forzata: in parte simpatia verso la causa fiumana (ma senza che questo lenisca lo sconcerto per la “diserzione” delle diverse navi passate con D’Annunzio, a partire dal Nullo), in parte sentimento del dovere di rispettare gli ordini di governi, anche non condivisi o disprezzati. I legionari tenteranno di reclutare altri seguaci tra i marinai, talvolta anche con la forza.
Le tre navi saranno anche le ultime a lasciare Fiume dopo la conclusione della vicenda (precedute dalle navi “legionarie” che si erano unite a D’Annunzio), partendo solo dopo il completo sgombero dei legionari e la normalizzazione della situazione, nell’agosto 1921.
1° luglio 1921
Riclassificato esploratore leggero. Fino al 1924 svolgerà attività addestrativa in Alto Adriatico, oltre che di vigilanza nelle acque dei territori acquisiti dopo la guerra.
26 dicembre 1921-6 gennaio 1922
Viene inviato a Sebenico dopo che, il 25 dicembre, la città è stata teatro di gravi incidenti tra la popolazione slava e marinai italiani.
1921-1922
Gli otto pezzi da 102/35 mm vengono sostituiti con altrettanti cannoni del più moderno modello Schneider-Canet 1917 da 102/45 mm.
Aprile 1922
Il Mirabello imbarca truppe da sbarco a Pola e le trasporta a Fiume, dove è in corso un colpo di stato da parte di “legionari” e fascisti, che hanno ucciso alcuni membri delle forze di sicurezza dello Stato Libero di Fiume, occupato poste e telegrafi, cannoneggiato ed assediato il palazzo del governo e costretto alle dimissioni il presidente dello Stato Libero di Fiume, Riccardo Zanella. Il colpo di stato si concluderà con l’effettiva annessione di Fiume all’Italia.
1922-1923
I due cannoncini singoli da 76/40 mm dell’armamento contraereo sono sostituiti con altrettanti cannoncini singoli Vickers-Terni 1917 da 40/39 mm.
28 ottobre 1922
Il Mirabello ed il Riboty si trovano ad Ancona durante i fatti della “marcia su Roma”: nella città marchigiana “marciano” a loro volta le “camicie azzurre” del partito nazionalista di Serafino Mazzolini, che “rendono omaggio” alle due navi della Regia Marina prima di dirigersi a loro volta a Roma.

16 marzo 1924
Il Mirabello, insieme ai cacciatorpediniere Fratelli Cairoli, Ippolito Nievo, Indomito ed Insidioso, scorta da Ancona a Fiume (dove le navi giungono poco prima delle dieci), per la cerimonia di annessione della città quarnerina all’Italia, l’esploratore Brindisi, avente a bordo Vittorio Emanuele III.
20 marzo 1924
Viene posto alle dirette dipendenze del Ministero della Marina in vista della sua prossima crociera in Mar Baltico.
30 marzo 1924
Riceve a Venezia la bandiera di combattimento, donata dal «Comitato delle Donne Lombarde».
24 aprile-8 ottobre 1924
Il Mirabello, al comando del capitano di fregata Wladimiro Pini, compie una lunga crociera per “mostrare la bandiera”, salpando da Venezia e toccando Zara, Brindisi, Messina, Castellammare del Golfo, Algeri, Gibilterra, Lisbona (risalendo il Tago), Corcubión, Brest, Anversa (risalendo la Schelda), Bruxelles (risalendo il canale Rupel, prima nave di dimensioni così grandi a farlo), Flekkefjord (dopo aver attraversato lo stretto dello Skagerrak nonostante la fitta nebbia), Oslo ed il suo fiordo (ancora con la nebbia, aiutato solo dai rilevamenti radiogoniometrici delle stazioni di terra), Göteborg, Karlskrona, Stoccolma (dove viene visitata dal viceammiraglio Krusenstierna, che aveva prestato servizio nella Regia Marina 34 anni prima; viene inoltre ospitato, fino ad Helsinki, un ufficiale della Marina finlandese – sottotenente di vascello Rahola – che segue i corsi di specializzazione dell’Accademia Navale di Livorno), Turku, Helsinki, Leningrado (risalendo la Neva), Tallinn, Riga, Libau, Danzica, Zoppot, Stettino, Sassnitz, Copenaghen, Lubecca, Travemünde, Amburgo, Rotterdam, Cherbourg, Portugalete, Lisbona ed Almería, in tutto 30 porti di 19 Paesi diversi, per poi concludere il viaggio a La Spezia, dopo aver percorso 11.000 miglia.
Al rientro viene posto in disponibilità per breve tempo.
9 luglio 1925
Passa in armamento, rimpiazzando il Riboty nel ruolo di conduttore della I Flottiglia Cacciatorpediniere.


La nave a metà anni Venti (Coll. E. Bagnasco, via M. Brescia e www.associazione-venus.it

1925
Vince competizioni di tiro (Coppa d’argento «Thaon di Revel») e mira (Coppa San Marco) alle Grandi Manovre Navali.
Successivamente viene dotato di nuovi idrofoni nonché di due tramogge per bombe di profondità. Per un breve periodo viene anche imbarcato un idrovolante.
Dicembre 1925
Il Mirabello è conduttore (capo flottiglia) della 1a Flottiglia Siluranti, composta dalla I (cacciatorpediniere Nicola Fabrizi, Giacomo Medici, Giuseppe La Masa, Giuseppe La Farina) e II Squadriglia (cacciatorpediniere Generale Antonio Cantore, Generale Antonino Cascino, Generale Carlo Montanari, Generale Marcello Prestinari, Generale Achille Papa), ed inquadrata nella Divisione Siluranti.
11-24 aprile 1926
Svolge una breve crociera con scalo a Tripoli e Malta.
1927
Partecipa alle esercitazioni con la flotta. Negli anni successivi passa periodi in disponibilità ed altri in armamento.
22 aprile 1928
Viene inviato a Tripoli, dove imbarca i duchi delle Puglie, che porta poi a Napoli.
15-30 giugno 1928
Svolge una missione nelle acque della Grecia, sostando ad Argostoli, Falero e Zante.
14 giugno-27 luglio 1929
Altra crociera in Nordafrica e Mar Egeo.
1929
Il Mirabello è conduttore (capoflottiglia) della 3a Flottiglia della II Divisione Siluranti (2a Squadra Navale, di base a Taranto), composta dalle Squadriglie Cacciatorpediniere V (Angelo Bassini, Giacinto Carini, Nicola Fabrizi, Giuseppe La Farina) e VI (Generale Antonio Cantore, Generale Carlo Montanari, Generale Marcello Prestinari, Giuseppe La Masa, Generale Achille Papa).
15 gennaio 1932
Assegnato alla Scuola Comando di Taranto, per la quale svolgerà intenso addestramento sino al luglio 1933.
20 agosto-5 settembre 1934
Salpa da Cagliari per una crociera di breve durata nel Mediterraneo orientale, facendo scalo a Porto Mahon, Palma di Maiorca, Orano ed Almeria, facendo poi ritorno a Cagliari.
Dicembre 1934
Il Mirabello, insieme alle torpediniere Giovanni Acerbi, Impavido, Indomito, Insidioso, Irrequieto, Giuseppe Dezza ed Ippolito Nievo, forma la VII Squadriglia Cacciatorpediniere, alle dipendenze della Scuola Comando.
9 settembre 1935-4 settembre 1936
Dislocato in Libia quale conduttore del Gruppo Navi Sottili di Tobruk.
Ottobre 1936-settembre 1938
Partecipa alle operazioni della guerra civile spagnola, dislocato in diversi porti sia del Mediterraneo occidentale che della costa atlantica spagnola (tra cui Barcellona, Alicante, Valencia, Tangeri, Ceuta, Algeciras, Malaga, Melilla, Alhucema, Huelva, Gibilterra, Siviglia e Larache) e prendendo parte al blocco navale che dovrebbe impedire l’invio di rifornimenti alle forze opposte che combattono in Spagna. Svolge missioni di scorta, controllo e trasferimento.
24 maggio 1937
Si trova nel porto di Palma di Maiorca, quando questo viene attaccato e bombardato da bombardieri repubblicani spagnoli, decollati da Valencia e pilotati da aviatori sovietici: il Mirabello, insieme all’esploratore italiano Quarto ed ai cacciatorpediniere Albatross (tedesco) e Hardy (britannico), viene mancato di poco dalle bombe.
In questo periodo presta servizio sul Mirabello il cannoniere puntatore scelto Emilio Barberi, futura MOVM.


La nave nel periodo interbellico (da www.kreiser.unoforum.ru

5 settembre 1938
Ormai obsoleto, viene declassato a cacciatorpediniere.
Dicembre 1938-Maggio 1940
Impiegato nelle esercitazioni degli allievi della Scuola Sottufficiali di Pola.
10 agosto 1939
Il Mirabello presenzia, a Capodistria, alla commemorazione del 23° anniversario dell’esecuzione di Nazario Sauro.
10 giugno 1940
Quando ormai la loro vetustà – sono tra i cacciatorpediniere più vecchi della Regia Marina, sprovvisti di centrale di tiro, con armamento obsoleto e con una velocità massima ormai ridotta a soli 27 nodi – ne renderebbe prossima la radiazione, la vita operativa del Mirabello e del gemello Riboty viene prolungata a seguito dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, che renderà necessaria ogni nave disponibile. Al 10 giugno 1940, Mirabello e Riboty formano la VI Squadriglia Cacciatorpediniere, di base a Brindisi.
6 giugno-10 luglio 1940
Il Mirabello partecipa alla posa di numerosi campi minati difensivi nel Basso Adriatico nei giorni immediatamente precedenti e successivi la dichiarazione di guerra: otto sbarramenti antisommergibile di mine tipo Bollo tra Otranto e Capo Santa Maria di Leuca, di cui uno di 100 ordigni e sette di 70 mine ciascuno, insieme al Riboty ed al posamine ausiliario Barletta; otto, anch’essi antisommergibile, di mine tipo Harlé al largo di Brindisi, dei quali due di 100 mine ciascuno e sei di 50 mine ciascuno, insieme al Riboty ed al vecchio incrociatore leggero Taranto; quattro antisommergibile (50 mine ciascuno) ed uno antinave (70 mine), tutti con ordigni tipo Harlè, tra Bari e Barletta, insieme a Taranto e Riboty; tre antinave (due da 70 mine ciascuno ed uno da 50), tipo Bollo e tipo Harlé, nel Golfo di Manfredonia, di nuovo con Taranto e Riboty; due antisommergibile (uno di 45 mine e l’altro di 70, tipo Bollo e tipo Harlé) al largo del Gargano, insieme al posamine Vieste; due antinave (50 mine ciascuno) e due antisommergibile (70 mine ciascuno), tra Bollo e Harlé, al largo di Durazzo, con Taranto, Vieste e Barletta; due antinave (70 e 50 mine tra Bollo e Harlé), insieme al Riboty, al largo di Valona.
20 agosto 1940
Posto alle dipendenze del Comando Superiore Traffico Albania (Maritrafalba), avente sede a Brindisi, assieme al Riboty, alle vecchie torpediniere Palestro, Solferino, Castelfidardo, Monzambano, Angelo Bassini, Nicola Fabrizi e Giacomo Medici, alle più moderne Polluce, Partenope e Pleiadi, agli incrociatori ausiliari RAMB IIICapitano A. Cecchi e Barletta ed alla XIII Squadriglia MAS con i MAS 534535538 e 539; viene destinato a compiti di scorta ai convogli tra Italia ed Albania nonché ricerca e caccia antisommergibile sulle stesse rotte.
6 settembre 1940
Il Mirabello, l’anziana torpediniera Solferino e l’incrociatore ausiliario RAMB III scortano da Bari a Durazzo le motonavi passeggeri Viminale e Catalani con 2186 militari e 57 tonnellate di automezzi e materiali.
7 settembre 1940
Mirabello e Solferino tornano da Durazzo a Bari scortando la motonave Rossini ed il piroscafo Italia, vuoti.
8 settembre 1940
Mirabello, Solferino e l’incrociatore ausiliari Barletta scortano da Bari a Durazzo i piroscafi Galilea e Quirinale, con 2364 uomini e 145 tonnellate di materiali.
14 settembre 1940
Il Mirabello torna da Durazzo a Bari di scorta ai piroscafi scarichi Leonardo Palomba, Maria e Galilea.
Settembre 1940
Assume il comando del Mirabello il capitano di corvetta Alessandro Mazzetti di Pietramelata (34 anni, da Roma).
23 settembre 1940
Scorta da Brindisi a Durazzo la motonave postale Filippo Grimani, poi rientra scortando la Piero Foscari, gemella della Grimani, sulla rotta inversa.
25 settembre 1940
Scorta ancora la Grimani da Brindisi a Durazzo e poi la Foscari da Durazzo a Brindisi.
26 settembre 1940
Scorta la Foscari da Brindisi a Durazzo, poi la Grimani sulla rotta opposta.
28 settembre 1940
Di nuovo di scorta alla Foscari da Brindisi a Durazzo e poi alla Grimani da Durazzo a Brindisi.
3 ottobre 1940
Scorta ancora la Grimani da Brindisi a Durazzo, poi la Foscari da Durazzo a Brindisi.
12 ottobre 1940
Maritrafalba viene sciolto.
21 ottobre 1940
Il Mirabello viene nuovamente posto alle dipendenze del ricostituito Maritrafalba, insieme al Riboty, alle vecchie torpediniere Generale Antonio Cantore, Generale Marcello Prestinari, CastelfidardoCurtatone, Confienza Calatafimi, Monzambano, Solferino, Nicola Fabrizi e Giacomo Medici, agli incrociatori ausiliari RAMB IIICapitano A. CecchiLago Tana e Lago Zuai ed alla XIII Squadriglia MAS con i MAS 534535538 e 539, ed adibito alla scorta ai convogli tra Italia ed Albania ed a ricerca e caccia antisommergibile.
Poco dopo il Mirabello, insieme al Riboty, ai vecchi incrociatori leggeri Bari e Taranto, alle torpediniere Aretusa, Antares, Andromeda, Altair, Bassini, Fabrizi e Medici ed alle navi cisterna/da sbarco Tirso, Sesia e Garigliano, viene assegnato alla neonata Forza Navale Speciale, al comando dell’ammiraglio di squadra Vittorio Tur, creata per la prevista operazione di sbarco a Corfù (con l’impiego della Divisione di fanteria «Bari» e di un battaglione del Reggimento «San Marco» della Marina), all’inizio dell’invasione della Grecia. Gli ordini d’operazione vengono diramati il 22 (Supermarina, ordine generale di operazione) e 26 ottobre (Forza Navale Speciale, ordine più particolareggiato), ed in quest’ultimo giorno viene disposta la sospensione di tutte le partenze dai porti nel Basso Adriatico a sud di Manfredonia, tranne che per le navi di Maritrafalba; lo sbarco è pianificato per il 28 ottobre, in contemporanea con l’inizio delle operazioni terrestri contro la Grecia, ma il maltempo (mare in tempesta) costringe a rimandare l’operazione dapprima al 30 e poi al 31 ottobre. Il 31 Supermarina dirama l’ordine esecutivo per lo sbarco, da effettuarsi il 2 novembre, ma nel frattempo la situazione rivelata dai primi giorni di combattimento in Grecia, con operazioni che vanno molto più a rilento del previsto e si rivelano molto più difficili a causa del maltempo, delle interruzioni nella rete stradale e dell’accanita resistenza greca, induce Mussolini ad annullare l’operazione contro Corfù, inviando invece la Divisione «Bari» in Albania come rinforzo.
5 novembre 1940
Il Mirabello e la vecchia torpediniera Nicola Fabrizi partono da Valona alle 00.00, di scorta ai piroscafi scarichi Argentina e Firenze, diretti a Bari. Il convoglio giunge  destinazione alle 13.15.
7 novembre 1940
Mirabello e Riboty salpano da Durazzo alle 15, scortando le motonavi Verdi e Puccini, vuote.
8 novembre 1940
Il convoglio giunge a Bari alle 5.
9 novembre 1940
Salpa da Brindisi alle 6 scortando Foscari e Grimani a Durazzo, poi ne riparte e torna a Brindisi insieme alle due motonavi alle 18.
11 novembre 1940
Il Mirabello lascia Brindisi alle 3.35 di scorta a Grimani e Foscari ancora in servizio postale. Giunte a Durazzo, le tre navi ne ripartono ed arrivano a Brindisi alle 17.
13 novembre 1940
Parte da Brindisi alle 5.45, scorta Foscari e Grimani a Durazzo, riparte insieme a loro e giunge a Brindisi alle 19.15.
15 novembre 1940
Salpa da Brindisi alle 6, arriva a Durazzo scortando Grimani e Foscari (con 81 bovini a bordo), riparte con esse ed arriva a Brindisi alle 17.15.
17 novembre 1940
Parte da Brindisi alle 5 scortando Foscari (con bovini a bordo) e Grimani (postale), arriva a Durazzo, riparte e giunge a Brindisi insieme alle motonavi alle 15.
19 novembre 1940
Lascia Brindisi alle 5, scorta a Durazzo Foscari e Grimani in servizio postale, riparte, torna a Brindisi alle 18.
20 novembre 1940
Salpa da Brindisi alle 7.20, insieme a Riboty e RAMB III, scortando un convoglio composto dalla motonave Città di Trapani e dai piroscafi Monstella, Italia e Quirinale, con un carico complessivo di 726 quadrupedi, 12 automezzi, 18 corvette e 169,5 tonnellate di materiali nonché 1627 uomini. Le navi giungono a Durazzo alle 16.20.
31 dicembre 1940
Parte da Bari alle 4 di scorta agli incrociatori ausiliari Città di Genova e Città di Palermo ed al piroscafo Italia, aventi a bordo in tutto 2667 militari e 126,5 tonnellate di materiali. Il convoglio, che fruisce anche della scota a distanza dei cacciatorpediniere Folgore e Baleno, giunge a Durazzo alle 13.30.


Un’altra immagine dell’unità (da www.kreiser.unoforum.ru

2 gennaio 1941
Lascia Durazzo alle 16 scortando la motonave Puccini ed i piroscafi Merano e Maristella, vuoti, arrivando a Bari alle 10.40.
5 gennaio 1941
Il Mirabello, il più moderno Folgore ed il Barletta partono da Brindisi alle 5, scortando a Valona il Città di Genova ed i piroscafi Italia e Milano, che trasportano 2363 uomini e 164 tonnellate di materiali. Il convoglio giunge a destinazione alle 13.45.
6 gennaio 1941
Salpa da Brindisi alle 5.45, scortando la motonave postale Foscari e la motonave da carico Marin Sanudo, con a bordo 641 militari, 155 veicoli e 513 tonnellate di materiali. Il convoglio giunge a Durazzo alle 13.20.
7 gennaio 1941
Lascia Durazzo alle 10.30 scortando la Foscari (postale) e la motonave Barbarigo (scarica), con le quali arriva a Brindisi alle 17.15.
9 gennaio 1941
Salpa da Brindisi alle 5.45, scortando il piroscafo postale Campidoglio ed il piroscafo Luana adibito a traffico civile (con a bordo 385 uomini e 57 tonnellate di vestiario ed altri materiali), che giungono a Durazzo alle 14.30.
11 gennaio 1941
Lascia Durazzo alle 13.30, scortando Campidoglio e Marin Sanudo di ritorno vuote.
12 gennaio 1941
Le navi arrivano a Brindisi alle 7.40.
16 gennaio 1941
Parte da Brindisi alle 5.30 di scorta al Campidoglio, in servizio postale e diretto a Durazzo con 253 uomini e 136 tonnellate di materiali; le navi giungono in porto alle 13.45.
18 gennaio 1941
Lascia Durazzo alle 9.10 scortando il Campidoglio, in servizio postale e con 136 uomini a bordo, e la Barbarigo. Il convoglio giunge a Brindisi alle 15.30.
20 gennaio 1941
Il Mirabello e la Fabrizi partono da Brindisi alle 6.10 scortando un convoglio composto dai piroscafi Silvano, Merano, Tagliamento e Campidoglio e dalla motonave Narenta (quest’ultima adibita a traffico civile), aventi a bordo in tutto 856 militari, 1105 quadrupedi e 350 tonnellate di materiali. Il convoglio giunge a Durazzo dopo dieci ore di navigazione.
21 gennaio 1941
Parte da Brindisi alle 10.45 di scorta al piroscafo Merano, in servizio postale e con a bordo 28 tonnellate di vestiario ed altri materiali. Arriva a Durazzo alle 22.45.
27 gennaio 1941
Lascia Brindisi alle 7.30 di scorta al postale Campidoglio ed al piroscafo Casaregis, con un carico di 92 automezzi e 705 tonnellate di artiglieria, provviste, munizioni ed altri materiali oltre a 473 uomini. Il convoglio giunge a Durazzo alle 16.15.
28 gennaio 1941
Riparte da Durazzo alle 10 di scorta al Campidoglio in servizio postale, arrivando a Brindisi alle 7.30.
29 gennaio 1941
Scorta da Brindisi a Durazzo i piroscafi Merano (postale) e Monrosa, con 131 militari, 1065 quadrupedi e 191,5 tonnellate di vettovaglie ed altri materiali.
31 gennaio 1941
Lascia Durazzo alle 9.30, scortando a Brindisi il Merano (ancora in servizio postale) e la Marin Sanudo (scarica). Le navi arrivano in porto alle 17.30.
2 febbraio 1941
Parte da Brindisi alle 23.30 scortando il Campidoglio in servizio postale.
3 febbraio 1941
Arriva a Durazzo alle 9.15.
5 febbraio 1941
Mirabello e Campidoglio tornano da Durazzo a Brindisi.
6 febbraio 1941
Parte da Brindisi alle 00.45 e giunge a Durazzo alle 9, scortando il Merano in servizio postale. Riparte da Durazzo mezz’ora dopo insieme al Merano, arrivando a Brindisi alle 17.20.
10 febbraio 1941
Salpa da Brindisi alle 6.30 e giunge a Durazzo alle 15.50, di scorta al Campidoglio in servizio postale.
11 febbraio 1941
Lascia Durazzo alle 9.45 di scorta al Campidoglio (postale) ed al piroscafo Aprilia (scarico), arrivando a Brindisi alle 17.55.
13 febbraio 1941
Riparte da Brindisi alle 5.30 di scorta al Merano (postale) e giunge a Durazzo alle 13.15.


Il Mirabello nei primi tempi (g.c. Gruppo di Cultura Navale)

14 febbraio 1941
Lascia Durazzo alle 9.50 di scorta al Merano, sempre in servizio postale. Il mare grosso obbliga le due navi a tenere una velocità moderata, facendole arrivare a Brindisi solo alle 20.30.
17 febbraio 1941
Salpa da Brindisi alle 6.30 di scorta al Campidoglio ed alla motonave Tergestea, con a bordo 107 militari, 89 autoveicoli e 607 tonnellate di materiali, ed arriva a Durazzo alle 14.30.
18 febbraio 1941
Riparte da Durazzo alle 9.30 e scorta a Brindisi il Campidoglio, arrivandovi alle 17.40.
4 marzo 1941
Parte da Brindisi alle 8.30 scortando le motonavi Foscari, Barbarigo e Birmania, cariche di automezzi e materiali vari oltre a 576 uomini. Il convoglio arriva a Durazzo alle 15.
5 marzo 1941
Il Mirabello scorta da Durazzo a Bari la motonave Riv ed i piroscafi Caterina e Zena, tutti scarichi.
7 marzo 1941
Il Mirabello e l’incrociatore ausiliario Brioni scortano da Bari a Durazzo un convoglio composto dai piroscafi Rosandra (adibito a traffico civile) e Tagliamento e dalle motonavi Città di Alessandria e Città di Savona, che trasportano in tutto 1535 uomini, 516 automezzi e materiali vari.
9 marzo 1941
Parte da Durazzo alle 6.15 di scorta a Rosandra, Città di Alessandria e Città di Savona, di ritorno vuote a Bari, dove arrivano alle 19.
11 marzo 1941
Mirabello e Brioni partono da Bari alle 3 scortando Città di Alessandria, Città di Savona, una terza motonave, la Donizetti, ed il piroscafo Laura C., aventi a bordo in tutto 1525 militari, 107 automezzi, 447 tonnellate di materiali. Il convoglio giunge a Durazzo alle 14.50.
12 marzo 1941
Riparte da Durazzo alle 8.20 di scorta a Donizetti (vuota), Città di Alessandria (vuota) e Città di Savona (con 249 feriti) di ritorno a Bari, dove giungono alle 21.30.
15 marzo 1941
Mirabello e Brioni lasciano Bari all’1.45 scortando un convoglio composto dal piroscafo Luciano e dalle motonavi Donizetti, Città di Alessandria e Città di Savona, aventi a bordo in tutto 2234 militari, 3190 tonnellate di benzina e 410 tonnellate di materiali. Il convoglio giunge a Durazzo alle 15.
16 marzo 1941
Riparte da Durazzo alle 7.45 scortando un convoglio composto dai piroscafi Milano (con a bordo 143 feriti lievi) e Rosandra (adibito a traffico civile) nonché da Città di Alessandria e Città di Savona, scariche. Le navi arrivano a Bari alle 23.30.
17 marzo 1941
Parte da Brindisi alle 4.15 scortando i piroscafi Aprilia e Tripolino, carichi di 1247 tonnellate di provviste e 453,5 tonnellate di foraggio, coi quali giunge a Valona dopo dieci ore.
18 marzo 1941
Lascia Valona alle 20.15 scortando i trasporti truppe Francesco Crispi, Galilea e Viminale, vuoti, diretti a Brindisi.
19 marzo 1941
Il convoglio giunge a Brindisi alle 3.15.
21 marzo 1941
Il Mirabello e l’incrociatore ausiliario Francesco Morosini salpano da Brindisi alle 4.30 diretti a Valona, di scorta ad un convoglio composto dal piroscafo da carico Lauretta e dai trasporti truppe Galilea e Viminale, che trasportano in tutto 1989 militari, 984 tonnellate di viveri e 22 tonnellate di altri rifornimenti. Le navi giungono a destinazione alle 14.45; il Mirabello riparte già alle 19.30 per scortare Viminale e Galilea che rientrano vuoti in Italia.
22 marzo 1941
Le tre navi arrivano a Brindisi alle 3.50.
23 marzo 1941
Mirabello (capitano di corvetta Ludovico Puleo) e Barletta partono da Brindisi alle 3.30 scortando un convoglio composto dalle motonavi Città di Marsala, Città di Agrigento e Città di Trapani, aventi a bordo 1717 militari e 64 tonnellate di materiali, e dalla pirocisterna Lucania, in zavorra.
Il convoglio raggiunge Valona alle 11.45, ma prima dell’arrivo, quando le navi sono già sulla rotta di sicurezza, il Mirabello riceve ordine di lasciare la scorta e dirigersi alla massima velocità nel punto 40°57’ N e 18°32’ E (circa 30 miglia a nordest di Brindisi) per andare in soccorso del piroscafo Carnia, silurato alle 10.28 dal sommergibile greco Triton. Il Mirabello giunge sul posto alle 14.53, ed il comandante Puleo fa chiamare a bordo il comandante del Carnia per farsi spiegare la situazione; ottenute le necessarie delucidazioni, Puleo decide di tentare il rimorchio del mercantile danneggiato verso Brindisi. Stesi i cavi, il Mirabello, con a rimorchio il Carnia, inizia la lenta navigazione – a soli 4,5 nodi – alle ore 16. Le condizioni meteomarine vanno però incontro ad un progressivo peggioramento, con le onde che arrivano sino in coperta del Carnia; alle 17.40 il cavo di rimorchio si spezza. Essendo intanto sopraggiunto da Brindisi il rimorchiatore Bagnoli, è questi a prendere nuovamente a rimorchio il piroscafo, mentre il Mirabello ne assume la scorta. La navigazione prosegue senza ulteriori problemi per diverse ore, ma alle 21.40 il Carnia, già appoppato, inizia ad affondare di poppa e scompare in pochi minuti nel punto 40°58’ N e 18°27’ E, circa 28 miglia a nordest di Brindisi. L’inchiesta condotta dal capitano di vascello Carlo Daviso di Charvensod (Maritrafalba) riterrà corretta, anzi lodevole, la condotta del Mirabello nei tentativi di salvare la nave danneggiata.
26 marzo 1941
Mirabello e Barletta scortano da Brindisi a Valona i piroscafo Diana, Ivorea e Galilea con 1168 soldati, 400 quadrupedi e 1449 tonnellate di materiali. Il Mirabello riparte poi alle 13.15 dello stesso giorno, scortando i piroscafi scarichi Luigi Martini, Lido e Silvano diretti a Brindisi, dove giungono alle 22.30.
28 marzo 1941
Mirabello e Barletta lasciano Brindisi alle due scortando i trasporti truppe Viminale, Crispi e Grimani, aventi a bordo 2732 uomini, 13 automezzi e 775 tonnellate di materiali. Le navi giungono a Valona dopo sette ore e mezza.
30 marzo 1941
Salpa da Valona alle 11.45 scortando Crispi e Viminale che tornano vuoti, giungendo a Brindisi alle 18.35.


Il Mirabello in navigazione (da www.kreiser.unoforum.ru

4 aprile 1941
Parte da Brindisi all’1.10 diretto a Durazzo, di scorta al postale Campidoglio. Le navi arrivano in porto alle 11.
5 aprile 1941
Riparte da Durazzo alle 9, sempre scortando il Campidoglio, e raggiunge Brindisi dopo dieci ore.
7 aprile 1941
Lascia Brindisi alle 6 di scorta ai piroscafi Campidoglio (postale) e Sant’Agata ed alla motonave Tergestea, carichi complessivamente di 670 quadrupedi, 138 veicoli e 2318 tonnellate di materiali, oltre a 112 uomini. Il convoglio giunge a Durazzo alle 16.30.
8 aprile 1941
Riparte da Durazzo alle 6.15, scortando il Campidoglio (postale) ed il Tagliamento (scarico) alla volta di Brindisi, dove giungono alle 17.50.
9 aprile 1941
Parte da Brindisi scortando di nuovo il Campidoglio in servizio postale, indi, a mezzanotte, si aggrega a Bari ad un secondo convoglio composto dalla motonave Città di Trapani (con a bordo 683 militari e 131 tonnellate di materiali) scortata dall’incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi.
10 aprile 1941
Le navi raggiungono Durazzo alle 14.45.
11 aprile 1941
Riparte da Durazzo alle 5 scortando il Campidoglio (postale), la Città di Trapani (vuota) ed il piroscafo Diana (vuoto). Il convoglio arriva a Brindisi alle 16.30.
13 aprile 1941
Lascia Bari alle 00.00 insieme al Capitano Cecchi, scortando le motonavi Città di Marsala, Rossini e Puccini dirette a Durazzo con 2332 uomini e 538 tonnellate di materiali. Il convoglio giunge a destinazione alle 15.10.
14 aprile 1941
Parte da Durazzo alle 7 scortando, insieme alla torpediniera Solferino, il piroscafo Istria e le motonavi Rossini e Puccini, scariche. Il convoglio arriva a Bari alle 22.
15 aprile 1941
Riparte da Bari alle 3.20 di scorta ai piroscafi Absirtea, Fertilia e Dormio, che trasportano 775 tonnellate di benzina, 850 di provviste e 281 di legname. Il convoglio arriva a Valona alle 15, ed il Mirabello riparte dopo appena tre quarti d’ora, scortando la motonave Grimani che rientra a Brindisi con 30 naufraghi; le navi arrivano in porto alle 22.
18 aprile 1941
Salpa da Brindisi alle 5 di scorta al postale Campidoglio, arrivando a Durazzo nove ore più tardi.
19 aprile 1941
Lascia Durazzo alle 6 scortando ancora il Campidoglio nonché la motonave Marin Sanudo. Il convoglio giunge a Brindisi alle 14.15, dopo di che la Marin Sanudo prosegue per Bari.
22 aprile 1941
Salpa da Brindisi alle 5 di scorta al Campidoglio, col quale arriva a Durazzo alle 13.30.
23 aprile 1941
Riparte da Durazzo alle 5.20 scortando, oltre al Campidoglio, i piroscafi scarichi Quirinale e Città di Tripoli; il convoglio arriva a Bari alle 19.45.
24 aprile 1941
Salpa da Brindisi alle 23.30 scorando ancora una volta il Campidoglio in servizio postale.
25 aprile 1941
Mirabello e Campidoglio giungono a Durazzo alle 8.30.
26 aprile 1941
Mirabello e Campidoglio ripartono da Durazzo alle 9.35 per tornare a Brindisi, dove giungono alle 19.15.
29 aprile 1941
Il Mirabello e la vecchia torpediniera Giacomo Medici da Durazzo alle 5 scortando un convoglio composto dal Campidoglio (postale) e dai trasporti truppe Donizetti, Aventino e Narenta, scarichi. Il Campidoglio viene lasciato a Brindisi, mentre le altre navi arrivano a Bari alle 19.15.
Successivamente il Mirabello sostituisce, a Brindisi, la torpediniera Calatafimi nella scorta ad un convoglio (piroscafi Ascianghi e Maddalena, con 427 tonnellate di foraggio, 93,5 di carne congelata e cinque di provviste) salpato da Bari alle 20.30 e diretto a Valona.
30 aprile 1941
Il convoglio raggiunge Valona alle 13.45.
1° maggio 1941
Parte da Valona alle 6 di scorta ai piroscafi scarichi Lido, Peppino Palomba ed Irma Calzi, di ritorno a Brindisi, dove giungono dopo dieci ore.
3 maggio 1941
Parte da Brindisi alle 00.00, insieme all’incrociatore ausiliario Zara, per scortare a Valona il piroscafo Tripolino e le motonavi Città di Savona, Città di Trapani e Città di Alessandria, con 910 militari nonché quadrupedi e materiali. Il convoglio giunge a destinazione alle 8.15.
10 maggio 1941
Parte alle 5 da Porto Edda scortando le motonavi Città di Alessandria e Città di Trapani, con le quali giungono a Bari alle 17.50.
14 maggio 1941
Lascia Valona alle 13.45 di scorta alla Città di Savona, carica di truppe e materiali, con la quale arriva a Brindisi alle 21.10.
15 maggio 1941
Salpa da Brindisi alle 13.10 scortando la Città di Savona, con truppe a bordo e diretta a Patrasso, dove arriva a mezzanotte.

La nave fotografata al traverso (da www.kreiser.unoforum.ru

L’affondamento

Il Mirabello, al comando del capitano di corvetta Ludovico Puleo, salpò da Brindisi alla volta di Patrasso (via Santa Maria di Leuca e Corinto) alle sei del mattino del 20 maggio 1941, scortando un convoglio composto dalle navi cisterna Annarella, Dora C. e Strombo. Il Mirabello era caposcorta; l’altra unità della scorta era l’incrociatore ausiliario Brindisi (capitano di corvetta Filippo Rando). Era previsto che nella parte finale della navigazione, al largo di Capo Dukato (Isola di Santa Maura, oggi Leucade, nell’arcipelago delle Ionie), il Mirabello avrebbe dovuto lasciare la scorta del convoglio per assumere quella dei piroscafi tedeschi Marburg e Kybfels, in navigazione da Patrasso a Taranto con parte di una divisione corazzata della Wehrmacht (truppe, 66 cannoni, 93 trattori, 15 mezzi corazzati, 136 automezzi e 680 veicoli di altro tipo) di ritorno dalla Grecia, da poco conquistata, in preparazione della prossima campagna di Russia.
Dopo la partenza da Brindisi, il convoglio assunse la modesta velocità di 7 nodi.
Intorno alle 14.30 le navi furono raggiunte da un altro convoglio, proveniente da Taranto e composto dai piroscafi Spezia, Livorno, Trapani e Laura C. scortati dall’incrociatore ausiliario Arborea. Come stabilito in precedenza, il Laura C. lasciò tale convoglio per accodarsi a quello del Mirabello, che proseguì poi con l’ordine di passare a due miglia per 260° da Capo Dukato.
Nel corso della notte il convoglio dell’Arborea, un po’ più veloce, venne perso di vista; fu invece avvistata la piccola cannoniera Pellegrino Matteucci, in rotta da Brindisi a Patrasso alla velocità di 7 nodi. La piccola unità rimase un poco a proravia sinistra del convoglio fino all’altezza di Otranto, poi andò scadendo, finché, all’altezza di Santa Maria di Leuca, fu anch’essa persa di vista.
Ciò che nessuno poteva sapere, a bordo delle tante navi in mare quel giorno tra Basso Adriatico e Ionio, era che nella notte precedente la Royal Navy aveva messo in atto l’operazione «Mat One»: l’incrociatore posamine britannico Abdiel, al comando del capitano di vascello Edward Pleydell-Bouverie (e protetto da una forza di copertura composta dalle corazzate Valiant e Warspite, dall’incrociatore leggero Ajax e da un cacciatorpediniere), aveva posato uno sbarramento di 150 mine tipo Mark XV proprio tra Santa Maura e Cefalonia, al largo di Capo Dukato, sulla rotta percorsa dalle navi che usavano il Canale di Corinto.

Intorno alle 5.40 del 21 maggio il convoglio stava procedendo in linea di fila, con il Brindisi in testa ed il Mirabello in coda, quando a 5-8 miglia di distanza, vicino a Capo Dukato, vennero avvistate fiamme ed alte colonne di fumo. Il comandante Puleo, avendo visto una densa colonna di fumo biancastro alla cui base, per un attimo, gli era sembrato di vedere fiamme e denso fumo nero, pensò sulle prime che un aereo fosse precipitato ed avesse preso fuoco.
Per saperne di più, il Mirabello accelerò e raggiunse il Brindisi, al quale domandò se avesse visto cosa aveva originato il fumo, ma anche questa nave ne era all’oscuro. A questo punto il comandante Puleo decise di avvicinarsi per vederci chiaro: lasciò il convoglio e si diresse con il Mirabello verso il punto dov’era stato visto il fumo. In breve comparvero alla vista dei rottami: Puleo, pensando che si potesse trattare di una nave silurata ed esplosa – era in realtà la Matteucci appena saltata sulle mine dell’Abdiel, ma questo non poteva saperlo –, ridusse la velocità e mandò gli uomini ai posti di combattimento; poi furono avvistate tra i rottami due imbarcazioni e dei naufraghi, quindi Puleo ordinò di calare in mare il battello per prestare soccorso, facendo dapprima mettere le macchine a mezza forza indietro, per poi fermarle del tutto.
Visto però che il Mirabello era ancora troppo lontano e leggermente scartato a dritta, il comandante Puleo ordinò macchine avanti e barra a sinistra per una leggera accostata, poi si voltò per far segno di aspettare a mettere in mare il battello; si stava girando per tornare a guardare verso prua quando, alle 6.30 (un miglio a nordovest di Capo Dukato), il cacciatorpediniere fu scosso da una violenta esplosione. Il Brindisi, che era a quattro miglia di distanza, vide il Mirabello sparire in un’enorme colonna di fumo e fiamme. Quando questa si fu diradata, il cacciatorpediniere era ancora a galla, ma terribilmente mutilato: l’intera prua, fino all’altezza della plancia, era scomparsa. Il Mirabello aveva urtato una delle mine dello stesso sbarramento nel quale era incappata poco prima la Matteucci.
Il marinaio Giuseppe De Melio, un catanese di ventuno anni, forte nuotatore, vide alcuni compagni che, finiti in mare dopo l’urto contro la mina, faticavano a restare a galla: lanciò allora in mare dei salvagente, poi si tuffò in mare, li legò tra di essi ed iniziò a nuotare verso la costa, trascinandoseli dietro assieme ai naufraghi che si erano aggrappati ad essi: salvò così dodici uomini, sottraendoli al risucchio generato dal troncone prodiero rapidamente inabissatosi. I dodici compagni furono infine recuperati da un motoveliero greco; De Melio raggiunse a nuoto la riva per chiedere soccorso. Fu successivamente decorato per il suo eroico gesto.

Sulla plancia del Mirabello, a tutti sembrò di primo acchito che la nave stesse per affondare da un momento all’altro: il comandante Puleo fu sorpreso dal constatare che l’acqua non stava già invadendo il locale.
In breve, tuttavia, fu chiaro che il cacciatorpediniere non sarebbe affondato immediatamente. Sebbene privo della prua, a poppavia della plancia il Mirabello aveva mantenuto un assetto quasi normale, appena appruato; Puleo, constatata la situazione, fece radunare i feriti a poppa, dove ricevettero le cure disponibili al momento, poi allagò personalmente il deposito munizioni poppiero. In sala macchine, il personale di macchina provvide a tutte le intercettazioni e controlli necessari.
La motolancia del Mirabello era uscita piuttosto male dall’esplosione: era coperta da rottami, aveva una grossa falla a prua ed i motori diesel fuori uso. In un modo o nell’altro, comunque, fu possibile sgombrarla dei rottami e rimetterla in condizioni di galleggiabilità, indi fu faticosamente calata in mare, a mano.
Il Brindisi (prudenzialmente fermatosi a circa un miglio e mezzo dal Mirabello), che alle 7 aveva riferito via radio a Supermarina quanto era accaduto, aveva provveduto a mandare la sua motolancia, al comando del guardiamarina Mauri; ma prima ancora di giungere sottobordo al Mirabello, l’imbarcazione incontrò dei naufraghi in mare ed iniziò a raccoglierli, finché fu piena e dovette tornare indietro senza aver trasbordato nessuno dal cacciatorpediniere.
A questo punto il comandante Puleo diede ordine di imbarcare parte dei feriti, tra cui il direttore di macchina, sulla motolancia del Mirabello; ne affidò il comando al guardiamarina Ghislieri e gli ordinò di sbarcarli presso la stazione di vedetta che si trovava sulla vicina costa: lì ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe potuto aiutarli.
Dato che la costa era più vicina del Brindisi, che non si vedevano altre navi accorrere in aiuto e che il Mirabello stava appruandosi via via maggiormente, il comandante Puleo ordinò quanti si trovassero in buone condizioni di salute ed indossassero il salvagente a raggiungere la riva a nuoto.
Più tardi il Brindisi, avendo preso a bordo il primo carico di naufraghi, cui furono subito prestate le prime cure, rimandò indietro la sua motolancia, stavolta facendole rimorchiare anche tre scialuppe, in modo da avere più spazio. Le quattro imbarcazioni giunsero sottobordo al Mirabello, dal quale furono trasferiti su di esse altri feriti, la bandiera di combattimento, lo stendardo dell’unità ed anche del materiale che si cercava di salvare dalla nave in lento affondamento.

Intorno alle dieci sopraggiunsero finalmente dei motovelieri greci, ed arrivò anche una squadriglia di dragamine d’altura. Puleo, dopo aver fatto imbarcare sulla terza lancia del Brindisi i guardiamarina Marsili (ferito alla testa) e Ferraresi (ferito alla testa ed ad un braccio) ed il radiotelegrafista De Pasquale (ferito alla testa) nonché parte dell’archivio segreto ed altro materiale (tra cui il circolo ed il sestante), la fece prendere a rimorchio da uno dei dragamine; poi ordinò ad un altro dragamine di mantenersi ad una distanza di circa cento metri e mandare sottobordo un battello. Giunta questa imbarcazione, il comandante Puleo vi fece caricare altro materiale che stava via via prelevando; all’arrivo di un terzo dragamine, gli ordinò di perlustrare il mare tutt’attorno in cerca di eventuali altri naufraghi.
A questo punto, a bordo del Mirabello erano rimasti in quattro: il comandante Puleo, i sottocapi cannonieri Ennio Giglioli e Paolo Bernardi ed il sottocapo furiere Bruno Grandi. 61 uomini del Mirabello, insieme a due della Matteucci (solo col loro salvataggio si seppe che era stata la loro nave a saltare sulle mine per prima alle 5.40), erano stati trasferiti sul Brindisi mediante le imbarcazioni; altri 50 naufraghi del cacciatorpediniere e due della cannoniera avevano raggiunto la costa della vicina Cefalonia, mentre altre decine di uomini del Mirabello erano stati raccolti da motovelieri e dragamine.
Alle 10.36 il Brindisi ricevette ordine da Supermarina di raggiungere Corfù assieme al convoglio, cosa che la nave fece dopo aver avvisato del pericolo il convoglio «Arborea» frattanto sopraggiunto.
Restavano il Mirabello ed un unico dragamine.

Il comandante Puleo imbarcò ancora altro materiale sul battello del dragamine, cercando di salvare il salvabile; tentò di aprire la cassaforte di bordo ed uno stipetto che conteneva parte dell’archivio segreto, ma fallì in entrambi i casi, quindi prese un moschetto ed aprì lo stipetto facendone saltare la serratura a fucilate, riuscendo in tal modo a recuperare le pubblicazioni segrete.
Alle 11.20 l’appruamento era aumentato a tal punto che l’acqua aveva cominciato ad invadere la coperta, già lambendo i tubi lanciasiluri; ormai era evidente che non c’era più nulla da fare. Puleo, Giglioli, Grandi e Bernardi recuperarono anche le mitragliere, poi scesero nella parte del deposito munizioni che l’acqua non aveva ancora allagato, vi piazzarono le cariche esplosive per l’autoaffondamento ed accesero le micce.
Gli ultimi quattro uomini del Mirabello abbandonarono la nave scendendo sul battello del dragamine, che li portò a bordo di quest’ultimo. La motolancia del Brindisi, non avvedendosi dei richiami che il dragamine effettuava con ogni mezzo, stava tornando di nuovo verso il Mirabello, ma, non vedendo nessuno a bordo, si allontanò di nuovo in direzione dell’incrociatore ausiliario.
Il venerando cacciatorpediniere, dopo venticinque anni di valido servizio, s’inabissò intorno a mezzogiorno (o alle 11.45) del 21 maggio 1941, circa due miglia a sud del faro di Capo Dukato.

Le ultime lance del Brindisi tornarono alla loro nave alle 13.30, riferendo che parte dell’equipaggio del Mirabello aveva raggiunto la riva o era stato recuperato dai motovelieri. All’arrivo del convoglio a Valona, quattro ore più tardi, i naufraghi del Mirabello furono trasbordati dal Brindisi sulla nave ospedale Gradisca.
Prima, però, si svolse il terzo ed ultimo atto del dramma ordito dall’Abdiel appena poche ore prima. Alle 14.10 il Brindisi avvistò i due piroscafi tedeschi dei quali proprio il Mirabello avrebbe dovuto assumere la scorta, il Marburg ed il Kybfels, in avvicinamento e con rotta che li stava portando ad attraversare il campo minato: non erano stati avvertiti dell’accaduto e della presenza delle mine, a causa dei ritardi nella decifrazione di due messaggi di avviso inviati da Supermarina a Marimorea (il Comando Militare Marittimo della Morea), in quanto quest’ultimo comando era intasato, quella mattina, dai telegrammi. Il Brindisi preparò il segnale «Dirigete verso un pericolo» ed il motoveliero Intrepido, che aveva partecipato ai soccorsi al Mirabello, si lanciò verso le navi tedesche per cercare di avvertirle, effettuando ogni segnale possibile, ma non fu notato: alle 14.18 il Marburg ed il Kybfels, uno dopo l’altro, saltarono sulle mine, s’incendiarono ed affondarono. Grazie al pronto intervento dei mezzi di soccorso inviati da Marimorea, fu possibile salvare 120 marittimi e 1150 ufficiali e soldati tedeschi, su di un totale di 1391 uomini imbarcati sui due bastimenti.
La funesta giornata si concluse così con quattro navi affondate e 206 vittime (44 sul Mirabello, 41 sulla Matteucci e 121 sui due piroscafi tedeschi), senza che si fosse sparato un solo colpo: questa era la guerra di mine.

Dei 186 uomini che componevano l’equipaggio del Mirabello, 142 sopravvissero, tre risultarono deceduti ed altri 41 dispersi. Oltre ai 61 uomini recuperati dal Brindisi, altri 50 superstiti (insieme a due della Matteucci) raggiunsero la costa di Cefalonia, ed alcune altre decine furono tratti in salvo dai diversi motovelieri greci giunti in soccorso.

La condotta del comandante Puleo venne ritenuta corretta e non avventata, in quanto, avendo percorso la medesima rotta appena pochi giorni prima, e non essendo stato informato di alcun avvistamento sospetto, si ritenne che non avesse motivo di pensare che potesse esservi un campo minato (anche perché dapprima aveva attribuito le fiamme ed il fumo ad un aereo precipitato anziché ad una nave affondata; anche il fatto che i rottami poi rivelatisi essere della Matteucci fossero stati avvistati a nordovest di Capo Dukato, cioè esternamente al passo tra Capo Dukato e Capo Vlioti, venne ritenuto una possibile giustificazione del mancato sospetto della presenza di mine). Giusta, e rispondente ai doveri del caposcorta, fu giudicata la decisione di superare il convoglio per verificare la causa del fumo avvistato, così evitando che fosse il convoglio stesso a finire sulle mine; la calma, energia e serenità da lui mostrate nel dirigere le operazioni per salvare l’equipaggio ed il materiale asportabile e mantenere la nave in sicurezza il più a lungo possibile furono lodate dalla Commissione d’Inchiesta istituita da Maritrafalba. Anche il comportamento di ufficiali ed equipaggio del Mirabello, che, feriti compresi, avevano fatto tutto ciò che era in loro potere, cooperando con il comandante ed assumendo prontamente iniziative poi ritenute opportune, venne elogiato.

Morti sul Mirabello:

Loris Baudone, sottocapo cannoniere, disperso
Primo Bernardi, sergente cannoniere, disperso
Paolo Bommarito, marinaio, disperso
Raffaele Luigi Bressan, secondo capo cannoniere, disperso
Vincenzo Carlucci, marinaio, disperso
Domenico Carta, sottocapo cannoniere, disperso
Stefano Chiossone, marinaio cannoniere, disperso
Dante Ciullo, marinaio, disperso
Giorgio Cucurnia, marinaio, disperso
Alfonso De Sio, marinaio, deceduto
Paolo Del Mastro, marinaio fuochista, disperso
Giovanni Della Piane, marinaio cannoniere, disperso
Francesco Dematté, marinaio meccanico, disperso
Giuseppe Di Bello, marinaio cannoniere, disperso
Alberto Di Mariano, marinaio, disperso
Mario Di Roberto, marinaio meccanico, disperso
Orlando Fantini, marinaio torpediniere, disperso
Riccardo Ferranti, marinaio fuochista, disperso
Santo Garufi, marinaio, disperso
Salvatore Gattulli, marinaio nocchiere, disperso
Savino Giacomantonio, marinaio cannoniere, disperso
Armando Guarini, capo nocchiere di seconda classe, disperso
Gaetano Ingenito, marinaio, disperso
Domenico Iormetti Roccondi, sergente cannoniere, disperso
Ezio Lazzati, marinaio fuochista, disperso
Giuseppe Marra, marinaio cannoniere, disperso
Umberto Masserini, marinaio fuochista, disperso
Michelangelo Mattera, marinaio fuochista, disperso
Pietro Mercenaro, marinaio cannoniere, disperso
Gino Milani, sottocapo segnalatore, deceduto
Andrea Milzani, sottocapo meccanico, disperso
Giuseppe Parisi, sottocapo fuochista, disperso
Mario Parodi, marinaio fuochista, disperso
Gio Batta Percivale, marinaio fuochista, disperso
Alberico Pietrocarlo, marinaio fuochista, disperso
Lorenzo Provazza, sottocapo nocchiere, disperso
Angelo Ritacco, sottocapo elettricista, disperso
Mario Rusich, marinaio cannoniere, disperso
Orazio Russo, marinaio fuochista, disperso
Domenico Teodorini, secondo capo meccanico, disperso
Vincenzo Torlino, secondo capo meccanico, disperso
Vittorio Trevisan, sottocapo meccanico, disperso
Armando Valerino, marinaio cannoniere, disperso
Antonio Viglione, marinaio cannoniere, disperso

Il Mirabello in navigazione (da www.navyworld.narod.ru

12 commenti:

  1. Conoscere una parte della vita di mio prozio, comandante Puleo, rinnova il ricordo di lui.

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  2. Ho letto e apprezzato, mio padre era imbarcato sul Mirabello e da ragazzo mi raccontava della mina e della fine della nave. Il suo cognome era Lengo. Nessuno aveva parenti sulla nave che si ricordavano di lui o conservavano qualche fotografia dell'equipaggio?

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  3. Mi ha fatto piacere leggere. Mio padre era imbarcato al momento del naufragio ed era sopravvissuto. Il suo cognome era Lengo. C' e' qualcuno che aveva parenti che conservavano qualche fotografia dell'equipaggio o che conoscevano mio padre? Grazie.

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  4. Mio prozio, Semprini Giuseppe era in artiglieria ed è morto a Zante il 30 novembre 1941, per siluramento del Piroscafo "Capo Faro"... come fare per avere notizie dell'equipaggio e del siluramento avvenuto in quel giorno di novembre del lontano 1941?

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    1. Buonasera, il Capo Faro fu affondato da aerosiluranti, con la morte di 4 dei 115 uomini che si trovavano a bordo. Se mi potesse fornire un indirizzo e-mail, potrei inviarle alcune pagine dal volume dell'Ufficio Storico della Marina dove si parla dell'affondamento di questa nave.

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  5. Grazie per la sua disponibilità e per la sua cortesia....saluti...

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  6. Mio padre Lamberto Cotogno fuochista del Mirabello si salvo' perché stava in licenza.

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  7. Bsera. Qual e' la fonte che, insieme al Riboty, il Mirabello formasse la VI sq. Ct?

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    1. Se ben ricordo, un ordine di battaglia della Regia Marina al 10/6/1940 che avevo trovato su un sito Internet.

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  8. Il Mirabello fu al comando del CC Alessandro Mazzetti di Pietralata, nato a Roma il 5.8.1906, dal settembre 1940. Aveva in precedenza comandato la tp Albatros.

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