mercoledì 8 giugno 2016

Glauco

Il Glauco (g.c. Marcello Risolo)

Sommergibile di grande crociera, capoclasse della classe omonima (dislocamento in superficie 1059 tonnellate, in immersione 1312 tonnellate).
Evoluzione della classe Squalo, del tipo Bernardis a scafo semplice con doppi fondi centrali, la classe Glauco era stata in origine ordinata (nel 1931) dal Portogallo, nell’ambito di un vasto programma di ampliamento di quella Marina: i nomi dei due battelli sarebbero dovuti essere Delfim ed Espadarte. Il Portogallo annullò l’ordine in quello stesso anno, prima ancora che i battelli fossero impostati, ma ad esso subentrò la Regia Marina, che li ri-ordinò con i nomi di Glauco ed Otaria, quali unità “sperimentali” da riprodurre poi in maggior numero se avessero dato risultati soddisfacenti (il che fu fatto con la classe Marcello).
Furono unità robuste, veloci, ben armate equilibrate e manovriere sia in superficie che in immersione, ottime sotto ogni aspetto; il loro progetto fu preso a modello per la successiva e numerosa classe Marcello.
 

Il Glauco in costruzione (da “Sommergibili italiani fra le due guerre” di Alessandro Turrini, USMM, Roma 1990, via www.betasom.it
Il Glauco svolse in guerra 9 missioni, 4 nel Mediterraneo occidentale e 5 in Atlantico, percorrendo in tutto 14.347 miglia in superficie (2634 in Mediterraneo e 11.983 in Atlantico) e 1293 in immersione (351 in Mediterraneo e 942 in Atlantico) e trascorrendo 101 giorni in mare.

Breve e parziale cronologia.

10 ottobre 1932
Impostazione nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1111).

Il varo (da www.grupsom.com

5 gennaio 1935
Varo nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
20 settembre 1935
Entrata in servizio. Dopo le prove e l’addestramento in Alto Adriatico, viene assegnato al IV Gruppo Sommergibili di Taranto, partecipando ad esercitazioni con altri sommergibili.

Il Glauco in allestimento a Monfalcone nel 1935 (g.c. STORIA militare)

Estate 1936
Trasferito al II Gruppo Sommergibili di Napoli.
13 settembre 1936
Il Glauco (capitano di corvetta Umberto Del Grande) riceve a Fano la bandiera di combattimento, offerta dalla città. La cerimonia si svolge alla presenza della flotta peschereccia fanese (una settantina di unità), sulla quale si imbarca gran parte della popolazione cittadina; i pescherecci girano attorno al sommergibile mentre a bordo si sventolano bandiere e si cantano inni alla Marina, poi avviene la consegna della bandiera, alla presenza delle autorità locali (prefetto, podestà, segretario federale).
19 ottobre 1936
Assume il comando del Glauco il capitano di corvetta Francesco Baslini.
9 dicembre 1936
Il Glauco salpa da Cagliari al comando del capitano di corvetta Francesco Baslini per effettuare una missione clandestina al largo di Cartagena, nell’ambito della guerra civile spagnola.
27 dicembre 1936
Conclude la missione arrivando a Napoli, senza aver incontrato unità repubblicane.
5 agosto 1937
Seconda missione clandestina nell’ambito della guerra civile spagnola: salpa da Napoli, sempre al comando del capitano di corvetta Baslini, diretto ad un’area d’agguato al largo di Capo Palos.
Appena giunto nel suo settore, tuttavia, una perdita di cloruro di metile (dall’impianto di condizionamento) intossica diversi membri dell’equipaggio, costringendolo ad interrompere la missione.
15 agosto 1937
Raggiunge Cagliari.
1938
Inviato a Massaua, in Mar Rosso, per verificare le prestazioni della classe in climi tropicali. In questo periodo ne è comandante il capitano di corvetta Silvio Garino.
29 dicembre 1938-24 gennaio 1939
Compie, insieme al più piccolo sommergibile Perla, una crociera nelle acque della Somalia, percorrendo 10.000 miglia nell’Oceano Indiano, alla velocità di otto nodi.
Fine 1939
Torna in Italia per lavori.

Il Glauco a Taranto a fine anni Trenta (da www.betasom.it, utente jaws)

10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, il Glauco (capitano di fregata Candido Corvetti) appartiene alla XII Squadriglia Sommergibili (I Grupsom di La Spezia), che forma insieme al gemello Otaria ed ai più moderni Comandante Cappellini, Comandante Faà di Bruno, Mocenigo e Veniero.
Già a fine maggio si è pianificato l’invio del Glauco in Atlantico – dovrebbe essere uno dei primissimi sommergibili italiani inviati nell’Oceano –, ma la partenza viene annullata perché la luna nuova, visto che si prevede che l’attraversamento dello stretto di Gibilterra sia effettuato in superficie, lo renderebbe facilmente avvistabile.
23 giugno 1940
Inviato in agguato a ponente di Capo Carbon e vicino a Capo Corbellin, al comando del capitano di fregata Candido Corvetti, formando uno sbarramento di cinque battelli (Glauco, Marcello, Medusa, Toti e Tazzoli) al largo delle coste del Nordafrica francese, col compito di intercettare il naviglio mercantile francese ed eventuali unità britanniche provenienti da Gibilterra.

Il capitano di fregata Candido Corvetti, comandante del Glauco all’inizio del conflitto (g.c. Giovanni Pinna)

26 giugno 1940
Alle 2.50 di notte, avvista il piroscafo britannico Baron Erskine (3657 tsl) in navigazione verso Gibilterra scortato da un’unità sottile, e gli lancia da ridotta distanza due siluri, che non vanno però a segno a causa del mare mosso; quindi emerge ed apre il fuoco col cannone, ma il Baron Erskine (secondo fonti italiane, colpito ripetutamente; secondo fonti britanniche, illeso, e rivendicò a sua volta almeno un colpo a segno sul Glauco, il che invece non risulta: probabilmente nessuno dei due riuscì a colpire l’altro), riesce a fuggire, anche a causa del mare mosso, che ostacola il tiro del Glauco. (Altra fonte parla di attacchi da parte del Glauco a ben tre mercantili britannici, nello stesso giorno, tutti sfuggiti senza danni).
4-5 luglio 1940
Inviato in agguato al largo dell’isola di La Galite, insieme ai sommergibili Diaspro e Scirè; non avvista nulla.
9-11 luglio 1940
Altro agguato simile al precedente, egualmente improduttivo.
Agosto-settembre 1940
Lavori di adattamento (della durata di due mesi) in preparazione del trasferimento in Atlantico. Il comandante Corvetti viene sostituito dal parigrado Francesco Mellina.

Il Glauco in bacino di carenaggio (da www.betasom.it, utente bubbe)

26 settembre 1940
Parte da Napoli al comando del capitano di fregata Giuseppe Mellina per essere trasferito in Atlantico, alle dipendenze della base di Betasom. Fa parte del gruppo «Da Vinci» (Leonardo Da Vinci, Otaria, Glauco, Veniero, Nani, Comandante Cappellini, Pietro Calvi, Enrico Tazzoli ed Argo), i cui sommergibili devono attraversare lo stretto di Gibilterra con la luna nuova od al primo quarto, porsi in agguato in zone prestabilite dell’Atlantico centro-orientale e restarvi fino ai limiti dell’autonomia, per poi raggiungere Betasom.
La partenza sarebbe dovuta avvenire prima, ma un’avaria ha costretto a rinviarla.
2 ottobre 1940
Attraversa lo stretto di Gibilterra (imboccandolo nelle prime ore del 2) tra molte difficoltà, causate dalle correnti sottomarine in immersione e dal forte vento in superficie; come accaduto ad altri sommergibili, le particolari correnti dello Stretto lo fanno “precipitare” a più di 120 metri di profondità.
Attraversato lo stretto, emerge col favore del buio presso Punta Malabata (Tangeri) e poi inizia la navigazione in superficie verso ovest, in direzione delle Azzorre.
3 ottobre 1940
Avvista alle 4.35, a metà strada tra Capo Spartel e Capo Trafalgar (40-50 miglia a ponente di Capo Spartel ed ad ovest del Portogallo, in posizione 36° N e 06° O), tre unità sottili identificate come “unità di pattuglia” (od anche cacciatorpediniere, secondo altra versione), di cui una più vicina, parzialmente illuminata, e due molto più lontane, che navigano in formazione con le sole luci di via accese. La nave più vicina sembra dirigere su rotta di collisione, ed ha i fanali invertiti, un lato oscurato e l’altro illuminato. Il Glauco, identificando la nave più vicina come un cacciatorpediniere che procede a 16 nodi, si porta in posizione di lancio e lancia un siluro dai tubi poppieri, dalla distanza di circa 1000 metri, con angolazione di 25° a sinistra. Il siluro non colpisce, ma la nave sembra fermarsi, così il Glauco lancia altri due siluri dai tubi di poppa ed avverte uno scoppio (in realtà nessuna arma è andata a segno). A questo punto il sommergibile rimette in moto i motori diesel, passa tra la nave ferma e le altre due e dirige verso il largo; Mellina ha l’impressione che una delle due navi lo insegua per un po’, ma non nota nessuna reazione.
6 ottobre 1940
Arriva nel settore assegnato.


7 ottobre 1940
Pattugliando un settore a 300 miglia dalle Azzorre, alle nove del mattino il Glauco avvista dapprima (nelle prime ore del mattino) un convoglio di 18 navi, distante 25 km e proveniente da est con rotta nord/nordovest, cui cerca di avvicinarsi, ma interrompe la manovra per la presenza di una nave scorta; riprende poi l’avvicinamento e – un’ora dopo il primo avvistamento – avvista un altro gruppo di 12 bastimenti, distanti 20 km e con rotta nordest: sono tutte navi dirette ad un punto di riunione per formare un convoglio (poco dopo l’avvistamento, infatti, entrambi i gruppi accostano verso nord). Il comando della flotta subacquea tedesca ha infatti informato Betasom che il giorno 8 partirà da Gibilterra un convoglio di navi cariche di minerali, dirette in Gran Bretagna.
Dato che l’avaria ad un motore diesel (inefficienza di un refrigerante olio) ne riduce la velocità a soli 7,5 nodi, vanificando un tentativo d’inseguimento in superficie, il Glauco s’immerge e segue a quota periscopica il primo convoglio avvistato. Dopo averlo perso vista, emerge e lancia il segnale di scoperta (200 miglia a nordovest di Capo Finisterre) solo alle 15.26, dopo essersi allontanato dal convoglio.
Assieme al Da Vinci, riceve ordine di attaccare un altro convoglio; lo aspetta per due giorni, ma non lo trova. Rimane nella zona assegnata fino al limite dell’autonomia, senza incontrare nessun altro.
22 ottobre 1940
Arriva a Bordeaux, nella Francia occupata, sede di Betasom. Il comandante di quest’ultima base, contrammiraglio Angelo Parona, biasima duramente il comandante Mellina: per l’attacco del 7 ottobre, Parona ritiene che le navi attaccate dal Glauco non fossero altro che pescherecci spagnoli intenti alla pesca con reti a strascico, e che il siluro scoppiato sia finito contro una rete (se davvero fossero state unità di pattuglia o cacciatorpediniere, avrebbero reagito con cannone o siluro, dato l’allarme e sparato fuochi Very).
Ancora più pesante il giudizio di Parona sui fatti del 9 ottobre, visto che il Glauco, pur trovandosi – per fortunata coincidenza – sulla bisettrice delle rotte di riunione dei due convogli, senza essere stato avvistato, ha rinunciato all’inseguimento (avendo valutato la velocità del convoglio in 10 nodi, mentre l’avaria ad un motore riduceva la propria a 7,5) ed ha lanciato il segnale di scoperta in enorme ritardo (sei ore dopo l’avvistamento) e solo dopo essersi «sufficientemente allontanato dal convoglio», «quasi che questo, che non aveva mai avvistato il sommergibile, potesse essere pericoloso al sommergibile stesso», annota l’ammiraglio. Parona critica anche il fatto che il sommergibile si sia immerso quando ancora il convoglio era distante 25 km, per evitare di essere avvistato «da una eventuale scorta in avanscoperta» di cui però non aveva visto traccia (con le favorevoli condizioni di luce garantite dalla sua posizione, l’avvistamento della scorta da parte del Glauco avrebbe in tal caso preceduto quello del Glauco da parte della scorta).
Parona ritiene che Mellina abbia sovrastimato la velocità del convoglio, considerando poco probabile una velocità di 10 nodi, e sostiene che comunque anche un inseguimento a 7,5 nodi avrebbe potuto consentire di raggiungere eventuali navi ritardatarie, e soprattutto di tenersi in vista degli alberi e dei fumi del convoglio per il resto della giornata, così da poterne osservare con sicurezza le rotte. Mellina risponde di non aver ricevuto alcun ordine se non estremamente vago sulla condotta da tenersi in Atlantico, e che ha ritenuto più importante risparmiare la nafta.
Parona conclude il suo rapporto a Supermarina proponendo di rimuovere Mellina dal comando del Glauco; così avviene.

Il Glauco (probabilmente) a Bordeaux nel tardo autunno del 1940 (g.c. STORIA militare)

23 dicembre 1940
Salpa da Bordeaux (al comando del tenente di vascello Luigi Baroni) per la seconda missione atlantica, con area operativa a ponente della Scozia; fa parte del gruppo «Nani» (Glauco, Da Vinci e Nani).
28 dicembre 1940
Raggiunge in serata la zona d’agguato.
6 gennaio 1941
Cambia zona d’agguato, spostandosi 150 miglia a sudest (non ha finora trovato nulla), e forma uno sbarramento a ponente del Canale del Nord, insieme ai sommergibili italiani Nani e Leonardo Da Vinci ed ai tedeschi U 38 e U 124.
9 gennaio 1941
Nelle prime ore della notte, in posizione 52°40’ N e 17°25’ O (posizione indicata dal Glauco, molto differente da quella riferita dai britannici, cioè 52°29’ N e 18°22’ O), il Glauco avvista a tre chilometri di distanza – con il cielo coperto ma una buona luminescenza lunare, e frequenti piovaschi – un mercantile armato stimato in 4000 tsl. Dopo avergli lanciato infruttuosamente un siluro alle 3.05, da soli 600 metri di distanza, il Glauco lo ingaggia coi cannoni da breve distanza: il battello italiano colpisce il “mercantile” una volta (l’impressione, sul sommergibile, è che i colpi a segno siano due), causando lievi danni, ma il bastimento nemico, che in realtà è l’incrociatore ausiliario britannico Cavina (armato con due cannoni da 152 mm, uno contraereo da 76 mm, due cannoncini contraerei da 40 mm e quattro mitragliere da 7,7 mm), risponde al fuoco con un preciso tiro del pezzo di poppa, dando inizio ad un violento duello d’artiglieria.
Il sottotenente di vascello Carlo Marenco di Moriondo, ufficiale alle armi (è “figlio d’arte”: figlio dell’ammiraglio Alberto Marenco di Moriondo, ne ha seguito le orme intraprendendo la carriera in Marina nel 1933, ed è imbarcato sul Glauco dall’inizio della guerra), propone di utilizzare anche il cannone poppiero per meglio rispondere al fuoco, e per primo scende dalla torretta e raggiunge il pezzo, brandeggiandolo personalmente, mentre sopraggiungono alcuni marinai. Mentre dirige il tiro, Marenco di Moriondo viene ferito a morte da delle schegge di granata, ma rimane al suo posto e continua ad ordinare di fare fuoco, finché viene trascinato in mare da un’onda e scompare.

Il tenente di vascello Carlo Marenco di Moriondo (g.c. Giovanni Pinna)

Sarà decorato, alla memoria, con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. La motivazione: «Giovane ufficiale imbarcato sin dall'inizio delle ostilità su di un sommergibile, partecipava a numerose azioni di guerra facendo rifulgere in ogni occasione le sue superbe doti di entusiasmo e  di ardimento. Nel corso di una missione in Atlantico, durante la quale il suo sommergibile ingaggiava aspro combattimento col cannone contro un piroscafo armato nemico, accortosi che l'armamento del pezzo era in difficoltà a causa della violenza del mare, scendeva di slancio con spontanea decisione, dalla torretta in coperta e, raggiunti i suoi uomini, assumeva la direzione del tiro, partecipando egli stesso al caricamento del pezzo ed alla sua manovra. Investito dall'onda di esplosione di un proiettile scoppiato a poca distanza dal sommergibile e ferito da scheggia, veniva violentemente lanciato contro la torretta. Incurante del suo stato e spinto solo dal suo generoso impulso, riusciva con sforzo sovrumano a rialzarsi e trascinatosi di nuovo presso i suoi uomini, aiutava a caricare il pezzo e ordinava il fuoco. Stremato di forze si abbatteva qualche istante dopo in coperta e, travolto da un'ondata scompariva in mare. Esempio in vita di entusiasmo e di attaccamento al servizio, esempio in morte di eroica virtù».
Data la scarsissima distanza tra le due unità, e la superiore potenza di fuoco del Cavina, il Glauco si trova in una situazione pericolosissima: viene allora aperto il fuoco con le mitragliere della torretta, per prendere tempo mentre si compie la manovra d’immersione.
Il Glauco si disimpegna in immersione, ed il Cavina riesce ad allontanarsi per via della sua maggiore velocità. Nello scontro il sommergibile ha sparato dieci colpi col cannone da 100/47 mm e 195 con le mitragliere da 13,2 mm.
13 gennaio 1941
Raggiunto il limite dell’autonomia, il Glauco rientra alla base. L’ammiraglio Parona loderà lo spirito offensivo del comandante Baroni, riprendendolo però per la «sproporzione fra il rischio affrontato e le limitate prospettive di successo».

Il Glauco al largo di Bordeaux agli inizi del 1941 (g.c. STORIA militare)

27 marzo 1941
Lascia Le Verdon (al comando del tenente di vascello Luigi Baroni) per la terza missione atlantica, da svolgersi al largo di Oporto, Capo Silleiro e Capo San Vincenzo.
14 aprile 1941
Localizzato da tre cacciasommergibili e due cacciatorpediniere mentre si trova in immersione a poche miglia dalla foce del Tago, viene sottoposto ad un pesante bombardamento, con il lancio di 130 bombe di profondità; seriamente danneggiato allo scafo, deve dirigere per il rientro.
L’ammiraglio Parona apprezzerà la condotta tenuta da Baroni durante la caccia, tanto da proporlo per un elogio.
22 aprile 1941
Arriva a Bordeaux.
 

Il Glauco in navigazione (g.c. Giorgio Parodi via www.naviearmatori.net

Stretto di Gibilterra

Mentre il Glauco si trovava in riparazione, discussioni tra i vertici delle Marine italiana e tedesca avevano portato alla decisione di far tornare in Italia parte dei sommergibili di Betasom, trattenendo in Atlantico solo quelli aventi le caratteristiche più idonee ad operare.
Tra i battelli selezionati per il rientro in Mediterraneo vi fu anche il Glauco: il 18 giugno 1941, ultimati i lavori, il sommergibile salpò quindi da Bordeaux per tornare in Italia, sempre al comando del tenente di vascello Luigi Baroni.
Poco dopo la partenza, tuttavia, i motori diesel subirono una grave avaria; il Glauco dovette rientrare a Bordeaux, dove vennero effettuate le riparazioni. Il 24 giugno, finalmente il battello ripartì diretto in Italia.
Tra le decine di sommergibili italiani che attraversarono durante la guerra, in uno od entrambi i sensi, lo stretto di Gibilterra, il Glauco sarebbe divenuto l’unico ad andare perduto nel tentativo.
All’1.25 del 27 giugno 1941, infatti, il sommergibile stava attraversando in immersione lo stretto di Gibilterra, quando venne localizzato dal cacciatorpediniere britannico Wishart (capitano di corvetta Edward Tendale Cooper), che aveva appena lasciato la scorta del convoglio HG. 66. Questi bombardò il Glauco con numerose bombe di profondità, che scoppiarono molto vicine, aprendo vie d’acqua ed arrecando gravissimi danni agli apparati vitali; emerso alle 14 per non affondare, il sommergibile venne immediatamente bersagliato dal tiro dei cannoni nella nave avversaria, che uccisero otto membri dell’equipaggio.
Non rimase che l’autoaffondamento. Il Glauco s’inabissò nel punto 35°06’ N e 12°41’ O (o 35°00’ N e 12°41’ E), circa 330 miglia a ponente di Capo Spartel ed a 150 miglia da Capo San Vincenzo; i sopravvissuti, 7 ufficiali e 44 tra sottufficiali, sottocapi e marinai, vennero recuperati (e catturati) dal Wishart e sbarcati a Gibilterra il giorno seguente. Il tenente di vascello Richard George Damyon del Wishart ricevette la Distinguished Service Cross per il suolo ruolo nell’affondamento del Glauco.
Più avanti nel corso della guerra, i superstiti del Glauco vennero trasferiti in un campo di prigionia degli Stati Uniti, da dove furono rimpatriati nel 1946.

Perirono nell’affondamento:

Giuseppe Castaldi, marinaio
Augusto Cernigoi, sottotenente di vascello
Mario D’Alessandro, marinaio
Pio Lorenzoni, secondo capo
Cosimo Macrino, sergente
Luigi Minelli, sottocapo
Francesco Panichi, sottocapo
Pio Valdenassi, capo di terza classe

 

Assemblea dell’equipaggio sul Glauco, nella primavera del 1941 (g.c. STORIA militare)


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